I cambiamenti e le sfide per il futuro della Free Software Foundation dopo Stallman

I lettori del blog ricorderanno la copertura che abbiamo riservato agli ultimi, turbolenti anni della Free Software Foundation (FSF), segnati dal controverso allontanamento e dal successivo ritorno di Richard Stallman nel suo consiglio di amministrazione.
Nel tempo, la fondazione ha dovuto affrontare una profonda crisi interna, con ripercussioni sulla sua influenza e sulle sue finanze. In un’intervista pubblicata su FossForce, Zoë Kooyman, attuale executive director della FSF, ha raccontato il percorso di trasformazione dell’organizzazione e le nuove sfide che la comunità del software libero dovrà affrontare.
Aggiungendo, in maniera silente, anche un’affermazione decisamente importante.
Come avevamo già raccontato in vari articoli su questo blog, il caso Stallman ha avuto un impatto enorme sulla FSF: dalla sua dimissione nel 2019 dopo il caso Epstein, alla sua permanenza a capo del progetto GNU, fino al suo controverso ritorno nel board della FSF nel 2021 (evento approfondito in questi 2 articoli: link primo articolo e link secondo articolo) ed al recente annuncio sulle sue condizioni di salute.
Secondo Kooyman, l’allontanamento di Stallman e la conseguente crisi hanno costretto la FSF a un periodo di introspezione e riorganizzazione. La fondazione ha dovuto ricalibrare le proprie priorità per rafforzarsi e continuare la sua missione di difesa del software libero. Tra i cambiamenti più rilevanti, la FSF ha adottato un modello di lavoro completamente remoto, liberandosi delle onerose spese di gestione di un ufficio fisico e reinvestendo risorse nella sua missione principale.
Kooyman sottolinea anche le difficoltà nel promuovere la libertà del software in un’epoca dominata dalle grandi corporazioni tecnologiche, che sempre più spesso cercano di minare i principi del software libero. Il dibattito sulla distinzione tra “open-source” e “free software” si è ulteriormente intensificato, con il rischio che il primo termine venga sempre più svuotato del suo significato originale e utilizzato per prodotti che non garantiscono realmente la libertà degli utenti.
Tra le sfide future, senza troppe sorprese, la FSF dovrà affrontare l’impatto dell’intelligenza artificiale e la necessità di rafforzare l’applicazione delle licenze libere per evitare violazioni sempre più frequenti.
L’ultimo aspetto trattato riguarda la generazione di giovani attivisti digitali, cresciuti in un contesto di sorveglianza pervasiva e software proprietario imposto nelle scuole, che rappresenta, secondo Kooyman, tanto una sfida, quanto un’opportunità per il movimento del software libero.
Per quanto l’intervista in sé non dica nulla di nuovo o sconvolgente, in realtà afferma con chiarezza un aspetto che fin qui certamente non era chiaro a molti: la Free Software Foundation sta già vivendo nell’era post-Stallman.
Raoul Scarazzini
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