Canonical e Microsoft unite per la nuova fase di Windows Subsystem for Linux (WSL): systemd!
Da ormai alcuni anni, dalla collaborazione tra Microsoft e Canonical ha preso forma il Windows Subsystem for Linux (WSL), l’ambizioso progetto che mira a offrire un “sottosistema Linux” all’interno di Windows, che ha sicuramente segnato la storia e ha permesso un’integrazione tra i due sistemi mai vista prima per la quale non sono mancate opinioni divergenti.
Da allora, i progressi sono stati continui, passando anche per l’uscita di WSL 2, il quale forniva addirittura un intero kernel Linux e diminuiva, quindi, ancora un po’, la distanza ancora ben presente tra questo modo di usare Linux e l’avere una reale istanza virtualizzata.
Come detto, però, nonostante ciò sia stato un grosso sforzo ingegneristico e permetta anche di eseguire applicazioni grafiche, non si tratta di un’intera istanza virtualizzata e, quindi, non è possibile avere quel livello di controllo che solo la virtualizzazione può offrire (personalizzando quindi l’hardware e avendo un ambiente completamente isolato dal sistema sottostante).
Ciò non è, solitamente, un problema, per la destinazione d’uso di WSL, ovvero quella di permettere l’utilizzo di un ambiente Linux che non ha la pretesa di essere isolato ma, anzi, integrato più possibile con il Windows su cui gira, ma anche in quest’ottica c’era margine di miglioramento: mancava ancora systemd, la suite di utility di gestione centralizzata di vari aspetti di un sistema operativo Linux.
L’inclusione di systemd non sarà automatica ma, per adesso, da attivare manualmente aggiungendo, al file di configurazione /etc/wsl.conf
, le linee:
[boot] systemd=true
Aggiungiamo anche che l’aggiornamento di WSL è, per ora, ancora in fase di testing solo per chi ha aderito a Windows Insider e sarà rilasciato per tutti nei prossimi giorni, per consentire ulteriori test.
Sforzi per integrarlo in WSL erano iniziati già tempo addietro e si è finalmente giunti al risultato, ma quali risvolti pratici porterà questa novità? Sarà finalmente possibile gestire servizi come siamo abituati a fare sui reali sistemi Linux, così come risolvere alcune problematiche relative al fatto che alcuni applicativi necessitano di systemd per funzionare, oltre alla possibilità di poter utilizzare i pacchetti snap nel caso ne aveste percepito la mancanza (si, sono anch’essi oggetto di controversie, ma sarà tema per un altro giorno).
Vi è da ricordare che le critiche a systemd non sono mancate per i motivi più vari, tuttavia esso è un de-facto standard di tutte le maggiori distribuzioni Linux e, quindi, la sua inclusione rappresenta un ulteriore passo avanti e un ulteriore risultato della collaborazione tra Canonical e Microsoft che, nonostante sia stata anch’essa dibattuta fino allo sfinimento, ha sicuramente aiutato ad avvicinare il mondo Linux con quello Windows.
Seppur essi decisamente incompatibili per via della filosofia open-source che mal si sposa con il software proprietario e a sorgente chiuso tale che è Windows, l’interoperabilità dei due sistemi è un valore aggiunto che semplificherà la vita a tanti.
Resta da domandarsi quali saranno i prossimi step e capire dove verrà tirata una linea, dal momento che riteniamo improbabile che tale integrazione possa andare molto oltre senza che, alla fine, si finisca per unire il peggio di due mondi.
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