Hands-On Elementary OS 6.1
Sono abbastanza curioso, anche per esperienze, quando sento che la nuova versione di una distro introduce miglioramenti di usabilità e visto che Elementary OS 6.1, una distribuzione focalizzata proprio su quello, è stata appena rilasciata ho deciso di provare a metterci le mani su nonostante non mi abbia mai attirato in passato.
Download e installazione
Ho impiegato un po’ a capire come farla partire correttamente su macchina virtuale, dettagli nel mio post precedente.
All’avvio viene proposto se Provare o Installare Elementary OS oppure Advanced Options… La seconda opzione non fa nulla, lascio detto per eventuali sviluppatori all’ascolto.
L’installer è molto carino e intuitivo e offre da subito la possibilità di provare la distribuzione in modalità demo senza modificare il contenuto del disco rigido, modalità che personalmente suggerisco per provare tutte le varie gesture del touchpad disponibili. Come per Pop!_OS anche questo installer ci propone, con uno step dedicato, di cifrare il disco rigido per maggiore sicurezza; cosa che ho evitato essendo il mio solo un test ma che suggerisco a tutti, sopratutto se si tratta di un portatile che viaggia spesso e potremmo perderlo o altro…
OT: Mi piace molto come viene proposta questa cosa, l’installer di Ubuntu ha questa opzione un po’ nascosta, ho provato a scaricare anche una daily della 22.04 per vedere come si comportava il nuovo installer a riguardo ma non ho trovato nulla e ho aperto una issue a riguardo.
Primo avvio
Il primo avvio ci presenta qualche schermata di introduzione: l’utente può scegliere tra un tema chiaro o scuro e anche il colore di sistema, si può attivare la Night mode e, cosa molto molto interessante un tab Manutenzione, ovvero il sistema si propone di cancellare automaticamente i file di alcune cartelle (download, file temporanei) dopo 30 giorni. Di per sè non è una cosa rivoluzionaria, Windows ha un’opzione e con Ubuntu un find e delete fa il lavoro, ma presentato così è veramente comodo.
Il desktop sviluppato dal team di Elementary OS è nel complesso molto bello, la dock è fatta bene, il menu Applicazioni anche e il tema sono quasi perfetti, quando si vuole puntare sull’usabilità si vede. Le gesture del touchpad sono fighissime, a farci l’abitudine sono davvero utili. Ho provato il tutto su macchina virtuale e modalità demo, sul portatile tutti i movimenti fatti con le gesture sono fluidissimi, anche i più veloci.
Le finestre hanno il tasto chiudi a sinistra e massimizza/minimizza a destra, approccio strano ma magari orientato a un maggiore utilizzo delle gesture.
Mi aspettavo che il tasto SUPER aprisse un menu e invece mostra una finestra con le shortcut, per aprire il menu applicazioni, che comunque comprende un campo di ricerca testuale, bisogna premere SUPER+Spazio. Credo ci si possa abituare senza grossi problemi.
La dock ha mille icone senza la più importante, il file explorer; fortunatamente si chiama File e l’ho aggiunto immediatamente senza problemi.
Anche quì si vede qualche buco nella localizzazione in italiano, ma meno che in Pop!_OS.
Software preinstallato
A parte i player audio/video ho notato che c’è un suo browser e un client di posta, quest’ultimo un po’ mi ha stupito, ero convinto che molta gente utilizzasse il web per la posta elettronica e credevo di essere uno degli ultimi ‘old school’.
Provo ad avviare il client di posta, il quale mi dirige alla schermata ‘Account online’ delle impostazioni di sistema, inserisco quindi le informazioni di accesso alla mia Gmail e boom: problemi a creare l’account, problemi con IMAP e mancata connettività.
Dopo aver provato un paio di volte getto la spugna; non che sia correlato o meno ma magari non era il caso di preinstallare Firefox e Thunderbird?
Nessuna suite di produttività tipo LibreOffice installata e non ho trovato utility di backup, ma ammetto di non aver cercato troppo per quest’ultima.
AppCenter e altro software
AppCenter è l’equivalente di Ubuntu software, si possono anche pubblicare le proprie applicazioni e vendere tramite la piattaforma. Provo a installare alcune applicazioni che uso di solito ma di loro nessuna traccia, una scritta mi dice di andare a vedere via web su flathub e scaricarle da lì come ho fatto per LibreOffice. Il link apre il browser, che mi fa scaricare il flatpak e …
… giustamente appare l’avviso del fatto che l’applicazione non è sviluppata dal team, terze parti, eccetera. Chiaramente a livello logico è tutto corretto, ma il flusso per l’utente è ampiamente discutibile. Tra l’altro lo stesso avviso salta fuori al primo giro di aggiornamenti quando viene proposto, in automatico, di installare i driver mancanti. Non era meglio gestire tutto da un’applicativo unico come fa Ubuntu per repo e snap oppure Manjaro per repo/snap/flatpak/AUR?
Un po’ infastidito dalla decido di provare a installare Chrome come al solito, quindi scaricando il .deb dal sito …
Provo a installare GDebi come faccio su Ubuntu (la gestione dei .deb da Software è discutibile) ma anche aprendo il deb con GDebi l’installazione non riesce, la finestra si chiude di botto senza mostrare errori.
Ok, potrei installare Chrome usando il terminale, aggiungo chiave e repo, aggiorno, installo da command line, ma su una distro che dice di essere all’avanguardia per l’usabilità non dovrebbe essere necessario diventare matto per installare il browser più comune.
Conclusioni
Per me è un no.
Non mi permetterei mai di dire “tutto fumo e niente arrosto”: c’è molta cura nell’aspetto e nell’usabilità di questa distribuzione e altri DE potrebbero prendere interessanti spunti, ma basta andare un pelo oltre quello che troviamo out-of-the-box che ci accorgiamo subito delle magagne. La gestione della parte software applicativo ha ancora molta strada da fare, ed è un vero peccato. Meglio installare Ubuntu e dare quelle 4 martellate che servono per sistemarla.
@Marco, nella guida post installazione per la prossima Ubuntu ricordati di aggiungere come si installa e gestisce DashToDock 😛
Fonte: http://www.marcosbox.org/2022/01/hands-on-elementary-os-61.html
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