GitHub vuole essere più aperto, a dispetto delle politiche di bando statunitensi
Delle politiche di bando dei paesi nemici degli Stati Uniti abbiamo parlato recentemente affrontando la questione relativa all’azienda GitLab, la quale, per bocca del suo CEO, si è professata aperta al business con ogni tipo di cliente, indipendentemente dalla provenienza o moralità.
La retromarcia adottata subito dopo da GitLab, della quale abbiamo palato, è stata plausibilmente provocata dall’esigenza di rispettare, in quanto azienda Americana, il bando verso i paesi ritenuti unfriendly dagli U.S.A..
Bene, la notizia di cui parliamo oggi riguarda il principale concorrente di GitLab, cioè GitHub, e più precisamente delle dichiarazione del Chief Operation Officier dell’azienda, Erica Brescia.
Il COO ha dichiarato come i bandi attualmente in atto non possano essere applicati nell’ambito delle contribuzioni software, in particolare di come i repository pubblici di GitHub siano stati lasciati accessibili anche per i paesi presenti nelle blacklist americani, quali Crimea, Cuba, Iran, Corea del nord e Siria.
Chiaramente però la presa di posizione espone il fianco a potenziali guai con l’amministrazione Statuinitense, poiché, come specifica nuovamente Brescia:
We’re working with policymakers to expand access to GitHub to developers in those places. We believe that access to GitHub and the global open-source community is not only important for continued software development but also the free flow of information with developers around the world.
Stiamo lavorando con i politici per espandere l’accesso a GitHub per gli sviluppatori che vivono in quei posti. Crediamo che l’accesso a GitHub ed alla community open-source globale non sia solo importante per lo sviluppo del software, ma anche per rendere libero il flusso di informazioni tra gli sviluppatori nel mondo.
Insomma, sarebbe un peccato (oltre che poco nello spirito open-source) perdere le contribuzioni di sviluppatori volenterosi provenienti da questi paesi. Considerato che l’80% dei contributi che arrivano oggi a GitHub provengono da al di fuori degli Stati Uniti d’America.
Chiaramente i riferimenti principali sono relativi ai bandi cinesi, che stanno minando la crescita naturale di un movimento che, ad oggi, sale del 30% ogni anno.
Esatto, i contributi degli sviluppatori cinesi crescono ogni anno del 30%.
Come salvare capra e cavoli quindi? Certamente la soluzione non sarà semplice e richiederà una massiccia dose di doti politiche e mediatorie, poiché il momento attuale tutto è tranne che propizio a scelte di questo tipo.
La presa di posizione in questo senso è perciò chiara e decisa:
…I think it’s our duty as a group to make sure that we continue to build bridges with developers.
…Penso sia nostro dovere come gruppo assicurarsi di continuare a costruire ponti con gli sviluppatori.
Alla quale va bene aggiungere semplicemente “sante parole”.
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