Precauzioni per aggiornare Windows 10 in dual boot con Linux (ovvero come ho impedito al Fall Creators Update di rovinarmi la domenica)
Oggi scrivo un articolo un po’ più “personale”. Vorrei infatti raccontarvi di come domenica scorsa ho evitato che l’aggiornamento di Windows 10 Fall Creators Update mi mandasse fuori uso il computer portatile. Da qualche mese adopero pochissimo Windows, poiché per le attività che svolgo attualmente non mi occorre che di rado. Vi accedo di tanto in tanto (ad esempio di domenica), quasi esclusivamente per aggiornare il sistema, antivirus e programmi.
Gli aggiornamenti di Windows sono spesso odiati e temuti dai suoi stessi utenti a causa di fastidi e rischi che possono comportare. Fastidi e rischi che aumentano se si ha un sistema GNU/Linux in dual boot. Mi sono convinto che in un prossimo futuro risolverò definitivamente il problema dedicando ai due sistemi operativi due macchine distinte e separate. Nel frattempo vi spiego cosa faccio quando è imminente un major update di Windows 10. Sono accortezze abbastanza semplici (pressoché alla portata di tutti), in grado di evitare piccole e grandi disgrazie.
Piccolo “spiegone” per chi ancora non conoscesse la politica di aggiornamento di Windows 10. Dalla sua uscita ad oggi sono stati rilasciati ben quattro major update (escludendo le “Redstone” in sviluppo, installabili con la modalità Insider). Praticamente quasi un aggiornamento ogni sei mesi. Ma da un punto di vista più tecnico, tali aggiornamenti (effettuati via Windows Update) sono in realtà delle vere e proprie nuove versioni del sistema operativo. Per dirla in “termini linuxiani”, questi aggiornamenti sono alla stregua di “avanzamenti di versione”, che prevedono una parziale reinstallazione del sistema operativo. Non a caso creano nel disco C la cartella “Windows.old” (per l’eventuale downgrade), stessa cosa che accade quando si avanza ad esempio da Windows XP a Windows 7, oppure da Windows 7 al 10.
Come suggerisce il nome stesso, il Fall Creators Update è stato rilasciato lo scorso autunno (17 ottobre 2017). Tuttavia, la distribuzione avviene gradualmente. Tant’è che siamo a Febbraio e l’aggiornamento alla versione “autunnale” mi è arrivata solo adesso!
Queste “reinstallazioni” comportano qualche rischio per chi ha installato un sistema Linux in dual boot. Quelli più più comunemente osservati sono:
1. Problemi con il boot loader: ci si può ritrovare all’accensione del Pc con la famigerata schermata nera Grub rescue>, sintomo dell’impossibilità di non avviare nessun sistema operativo.
2. Cancellazione indesiderata di intere partizioni.
3. Possibile creazione di nuove partizioni primarie: potrebbero essere create delle partizioni di ripristino (con flag diag). Ciò può comportare problemi indiretti (numerazione delle partizioni che potrebbe risultare successivamente “sballata” per Linux, aggiunta di partizioni primarie in presenza di tabella msdos ecc.)
4. Impostazione dell’avvio rapido (anche se disabilitato in precedenza): può comportare vari problemi con il sistema Linux in dual boot, finanche l’impossibilità di avviarlo (l’avvio si potrebbe interrompere facendo comparire la scritta Welcome to emergency mode!).
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- Disabilitare temporaneamente gli aggiornamenti (su Google si trova facilmente la procedura). Se l’update è già in download, dovrebbe bastare chiudere tutto e riavviare, accedendo con Linux.
- Fare un backup completo della partizione di Linux (ed altre importanti, se presenti, come un’eventuale partizione dati). Il mio metodo preferito è tramite la funzione copia/incolla di GParted, comodamente usabile da live, che permette di clonare una partizione su hard disk esterno. Ma ovviamente si potrebbero usare anche metodi diversi (ad esempio Clonezilla o altri).
- Scaricare SuperGrubDisk e metterlo su una chiavetta bootbabile (trovate qui una guida all’utilizzo).
- Controllare il file /etc/fstab digitando da terminale
cat /etc/fstab
e assicurandosi che le partizioni siano indicate tramite l’UUID e non con la nomenclatura /dev/sdaX
Ecco, una volta intraprese le precauzioni del punto precedente, si può riavviare e accedere con Windows, per poi proseguire con l’interminabile aggiornamento.
Il computer si riavvierà più volte, come di consueto in questi casi. Qualora ad un riavvio il Pc risultasse bloccato perché GRUB non riesce ad avviarsi, basta inserire la chiavetta USB creata in precedenza, premere CTR+ALT+CANC per riavviare ed accedere con Windows tramite SuperGrubDisk. Se necessario ripetere la procedura ad ogni riavvio.
Ad aggiornamenti conclusi non c’è che da controllate che tutto che l’update sia andato a buon fine (per eventuali problemi c’è il supporto Microsoft) e disabilitare l’avvio rapido.
Ora si può riavviare ancora per accedere con Linux.
Bene. Adesso i possibili scenari sono due.
Caso 1: l’aggiornamento di Windows non ha creato problemi e il dual boot funziona correttamente (spegnete tutto e festeggiate così).
Caso 2: non è possibile accedere al sistema Linux (e spesso neanche a Windows).
A me ieri è capitato il caso 2. Quindi, sempre attraverso il già citato SuperGrubDisk (sempre sia lodato!) è un gioco da ragazzi accedere al sistema Linux e ripristinare GRUB con soli due comandi da terminale:
sudo grub-install /dev/sda sudo update-grub
(in rari casi cambiando eventualmente /dev/sda con /dev/sdb, /dev/sdc ecc.).
Se Linux non può essere avviato (ad esempio perché manca la relativa voce nell’elenco dei sistemi avviabili in SuperGrubDisk), probabilmente Windows ne ha cancellato la partizione.
In tal caso basta usare una distribuzione Linux in sessione live. Infatti tramite GParted si può (oltre che constatare “il fattaccio”) procedere con il ripristino della partizione perduta (sempre usando la funzione copia/incolla, questa volta dal disco esterno). GRUB può essere ripristinato con la stessa live (se si conosce la procedura tramite chroot) oppure con SuperGrubDisk, come descritto prima.
Per altre questioni relative alla convivenza di Ubuntu (o altre distribuzioni GNU/Linux) in dual boot con Windows 10 potreste trovare utile leggere questo vecchio articolo.
Alla prossima!
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