Capocci su IlManifesto: l’inflessibilità del copyright e il monopolio SIAE
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Riporto di seguito il paragrafo che mi riguarda:
La direttiva Barnier imporrebbe la liberalizzazione al mercato del diritto d’autore italiano, il cui valore si aggira sugli ottocento milioni di euro l’anno. “Mercato», per la verità, non è l’espressione giusta, visto che dal 1941 la Società italiana autori ed editori detiene per legge il monopolio sulla raccolta e sulla distribuzione delle royalties su musica, teatro, cinema, tv, letteratura. In pratica, significa che quando una canzone di un autore iscritto viene suonata dal vivo o trasmessa alla radio, solo la Siae può raccogliere i soldi dovuti e a rigirarli all’autore, e a controllare che nessuno evada il sistema. “Il monopolio legale esiste solo in Italia e Austria; da noi, per di più, c’è un’unica società di raccolta dei diritti per tutti i settori artistici», osserva Simone Aliprandi, avvocato e autore di Siae: funzionamento e malfunzionamenti (ed. Ledizioni). E ironizza: “Solo Equitalia dispone di una simile rete di esattori. Sarebbe meglio dividere i compiti, e affidare la riscossione dei diritti ad un’agenzia pubblica».
Altre persone che portano il loro punto di vista nell’articolo sono Arianna Tronco (esperta del settore e agente di diversi autore) e Adriano Bonforti (fondatore di Patamu.com).
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