Wayland è pronto? Chiederlo è sbagliato, ecco perché
Ormai sono anni che si parla di Wayland e che il suo sviluppo è attivo, eppure sapere che questo o quell’ambiente desktop o applicazione ha raggiunto la compatibilità col protocollo e può essere eseguita correttamente su di esso sembra ogni volta un enorme progresso.
Intendiamoci, in realtà lo è, tuttavia non ha quel sapore di “scontato” che va da sé per le implementazioni stabili: ad esempio, creare un nuovo software che giri su Linux e renderlo compatibile con il server grafico X, stabile da almeno due decenni, non fa più notizia – anzi è praticamente sottinteso.
Assodato ciò e visto che, nonostante sia passato tanto tempo, Wayland non è stato adottato in maniera massiva su nessuna delle più note distribuzioni Linux e non ha iniziato – neppure in parte – a sostituire X, la domanda che ci si rivolge sui vari canali di comunicazione a tema si diffonde sempre più: Wayland è pronto?
Peter Hutterer, sviluppatore di Red Hat, ha cercato di dare una risposta a questo apparentemente semplice quesito in una maniera tanto bizzarra quanto efficace ovvero sottolineando come sia la stessa domanda ad essere sbagliata, sottolineando che in realtà il protocollo Wayland è già stabile da un bel po’ di tempo.
Il protocollo è stabile e lo è già da un bel po’
scrive Hutterer sul suo blog, specificando immediatamente dopo come sia tutto il resto a non essere “preparato” per Wayland:
Ma non tutti i compositor e/o strumenti e/o applicazioni parlano la sua lingua, pertanto ciò non potrebbe essere [maturo in modo] sufficiente per il vostro caso d’uso.
Dunque non bisogna chiedersi “Wayland è pronto?”, ma
“Posso eseguire GNOME/KDE/Enlightment o chi per esso su Wayland?”. Questa è la domanda giusta da farsi.
In altre parole, Wayland “è pronto” se con questa espressione si intende il raggiungimento dello stato stabile ed uno sviluppo abbastanza celere e consolidato da risolvere celermente problemi di sicurezza e non, tuttavia è lo scenario circostante a non essersi ancora adattato completamente al nuovo server grafico facendolo sembrare, di fatto, non maturo.
Idea di immaturità parzialmente motivata se si considera come metro di paragone il relativamente poco diffuso utilizzo di questo “server grafico” (in realtà si tratta di un protocollo), tuttavia va detto che cambiare un server grafico di longevità più che ventennale – quale X è – e sostituirlo con un protocollo relativamente nuovo, che richiede la riscrittura di una parte più o meno considerevole di codice di un qualsiasi software già esistente per ottenerne la compatibilità, non è esattamente un gioco da ragazzi.
Vi avevamo detto in tempi non sospetti che la transizione sarebbe stata lunga e, di fatto, lo è. Morale della favola: Wayland è pronto, deve essere semplicemente accolto. Bisogna chiedersi se è l’intero ecosistema Linux ad essere pronto al “grande passo”.
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