Windows 10: quello che non vi dicono

By Monfy-Mate Team

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Tutti felici e contenti, Windows 10 sta arrivando gratis nei computer di tutti gli utenti “onesti» dotati di Windows 7 o 8. Ma sotto ci sono una serie di “cetrioli», di cui non si parla:

Roma – Chi è utente ufficiale di Windows 7 o 8 – cioè una sostanziosissima fetta di mercati – lo sta avendo gratis, nonostante le sterili polemiche di alcuni, volte a sostenere l’insostenibile. Chi ha una copia contraffatta invece deve, anzi, dovrebbe pagare. Sia come sia, Windows 10 sta arrivando e sta gradualmente prendendo il posto di Windows 8 o Windows 7, dietro il luccichio della parolina magica gratis.

Indubbiamente qualche vantaggio, specie rispetto a quell’aborto che è stato Windows 8, c’è pure, David Pogue lo spiega molto bene. Magari non proprio tutti sono così d’accordo con questo Microsoft Update che aggiorna tutto, per forza e non è disabilitabile: al netto di una maggiore sicurezza per gli utonti, in qualche caso provoca danni (per esempio in presenza di driver hardware specifici e particolari) ma si sa già come fare per evitare l’inconveniente.

Come abbiamo sempre detto, i sistemi operativi Microsoft appena usciti sono sempre acerbi: per esempio Microsoft pare si sia dimenticata di gestire per bene i display piccoli ma ad alta risoluzione, sui quali il vassoio di sistema è visibile solo con un microscopio.

Ma queste sono quisquilie: si risolverà. Quel che si può risolvere molto meno, diciamo per niente, è ben altro. Più esattamente, è il controvalore che consente a Microsoft questa cessione apparentemente gratuita (lo è, come abbiamo già detto, sul piano squisitamente monetario, ma sull’accademico “scambio di prodotti e valore“, pilastro del marketing, naturalmente non può esserlo).

La versione definitiva di Windows 10 arriva con una politica privacy e un service agreement nuovi di zecca, che ogni utente farebbe bene a leggere con attenzione prima di affidare al proprio computer dati di qualsiasi genere (che abbiano un minimo di valore e di riservatezza: se non ne hanno, allora il PC è per giocare). Andranno in vigore dal 1 agosto.

Come spiega TechWorm, l’uso di Windows 10 implica il concedere a Microsoft un ampio diritto di osservare cosa si fa, si dice o si crea usando il suo sistema. Le spiegazioni sulla raccolta dati sono molto ambigue, ma una cosa è certa: Windows 10 riporterà ai server di Redmond molte delle cose che fate.

Per default, per esempio, Windows 10 sincronizzerà dati e impostazioni con i server di Redmond. Ciò significa: cronologia di navigazione, preferiti e siti visitati, nonché App salvate, eventuali spot Wi-Fi usati, nomi delle reti wireless, nomi utente e password usati. Tutto ciò va disabilitato a mano, se non si vuole che accada.

Poi c’è Cortana, una sorta di antenna capta-tutto per Microsoft. Condivide con Microsoft tutto ciò che si pronuncia e tutte le risposte. E glielo si deve permettere, altrimenti non funziona. Dicono le “condizioni”:

Per abilitare Cortana a fornire esperienze personalizzate e suggerimenti rilevanti Microsoft raccoglie e impiega vari tipi di dati, come la posizione geografica, dati dal vostro calendario, applicazioni usate, dati dalle vostre email e messaggi di testo, chi chiamate, i vostri contatti e quanto spesso interagite con ciascuno di essi.

Cortana inoltre impara su di voi raccogliendo dati su come utilizzate il vostro device e altri servizi Microsoft, come musica, impostazioni di allarme, se lo schermo è bloccato o meno, cosa osservate e cosa acquistate, la cronologia locale e quella su Bing, e altro.

Windows 10 inoltre genera un Advertising-ID unico: un codice univoco per ogni device, che può essere impiegato dagli sviluppatori e dalle reti pubblicitarie per profilare e servire annunci su misura. Esattamente come la sincronizzazione, va disattivato a mano, agendo nelle impostazioni di sistema (ovviamente, per default è attivo), assieme a tutte le altre opzioni di profilazione.

Qualora si decida di cifrare il proprio disco, si tenga presente che le chiavi di recupero di BitLocker generate sono copiate su OneDrive.

Non bastasse, con l’uso di Windows 10 si autorizza Microsoft a rivelare, almeno in certi casi, i propri dati personali. Molto probabilmente non accadrà mai, ma nella politica privacy si dice che

Accederemo, riveleremo e conserveremo dati personali, compresi i vostri contenuti (come il testo delle email, altre comunicazioni private o altri file in cartelle private), qualora ritenessimo in buona fede che farlo sia necessario per proteggere i clienti o per ottemperare ai termini che governano l’impiego dei servizi.

Come abbiamo più volte già detto, questo modello – sia pure parzialmente impugnabile a suon di impostazioni – di fatto sposta il ruolo di Windows 10 da quello di sistema operativo per sé a quello di ecosistema, con caratteristiche molto simili a quelle già in essere per Google (con Android), per Apple (con iOS e OSX) e, in generale, con il mondo mobile. Vuole cambiare la vita agli utenti, e lo farà, ma nel farlo penserà prima di tutto a cambiarla a Microsoft, che in cambio di questa cessione otterrà una valanga di dati.

Per questo abbiamo raccomandato, fin dall’inizio, di riflettere bene prima di agire. Ma in una società che, nonostante l’evidente violazione delle norme sulla privacy, continua a usare WhatsApp, che non si rende conto che l’unica azienda il cui messaging viene bloccato istituzionalmente in diversi paesi (l’ultimo è il Pakistan) perché i governi stessi sono fuori gioco sulle intercettazioni, è BlackBerry – nonostante l’assenza di un piano di marketing degno di questo nome – può accadere una sola cosa: quella società utilizzerà Windows 10. “Gratis”. Il resto è noia.

Di: Marco Valerio Principato
tratto da: 1129 1129 1129 1129 1129 1129

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