La ‘storia della chat’ prima di Facebook [Editoriale]
Dire “chat” è dire “Facebook Messenger” o tutt’al più WhatsApp… ma sapevate che tanti, tanti anni fa i sistemi di chat erano tanto più “brutti”, molto meno “ricchi” di quanto sono oggi e che, soprattutto, era indispensabile trovarsi faccia a faccia con un computer per poter comunicare con i propri amici o conoscenti?
Ripercorriamo un po’ insieme la storia della “chat” oggi meglio definita come Instant Messaging vista dall’ottica di una classe ’84 che, già alla tenera età di 11 anni (che, anche se oggi è praticamente la normalità, all’epoca era precoce parecchio) bazzicava in quel che la rete offriva per socializzare con il mondo.
E vi dirò, tante amicizie e tanti rapporti nati su uno di questi servizi quasi anacronistici sono ancora forti e vivi – vi basti sapere che, più o meno a cavallo tra il 2001 ed il 2002, ho conosciuto Gaetano Abatemarco (che all’epoca si faceva chiamare fieramente “Tanino Rulez”) proprio su IRCnet.
Voglio precisare che tutto ciò che troverete in basso è scritto nel mio ordine temporale, ovvero quando la sottoscritta ne ha scoperto l’esistenza, tuttavia l’ordine cronologico può essere (anzi, lo è) piuttosto differente. Vi lascio a questo proposito il link ad un PDF veramente ben fatto che mostra rigorosamente in ordine cronologico la nascita e la diffusione dei vari sistemi di messaggistica istantanea
LINK | Chat Timeline (crediti: Sameroom)
I Newsgroup e la posta elettronica
I newsgroup mi hanno aperto un mondo: dovevo avere più o meno 12 anni, parliamo quindi del 1996, quando leggendo un po’ sul web 1.0 aiutata da un rumoroso modem 14.4 capivo cosa fosse una email; ricordo chiaramente che la posta elettronica era un servizio a pagamento e che per esplorare questo mondo mi affidavo all’account di uno zio (in casa Lambiase Internet sarebbe entrata soltanto un paio d’anni dopo), già iscritto ad alcuni newsgroup storici i cui messaggi arrivavano incessantemente sul client – che doveva essere Microsoft Mail ma non ci metterei la mano sul fuoco.
Ciò che scoprii mi piacque un sacco: grazie a quei messaggi di posta in nero su bianco, contornati di parentesi e [RE], si poteva parlare praticamente di tutto; i primi newsgroup con cui ho avuto a che fare grazie a mio zio riguardavano gli scacchi e la tecnologia: per i primi mesi mi sono limitata a guardare ed a seguire, dopo – sempre “camuffata” da uomo – iniziai anche a rispondere (si, mi piacevano e gradisco tutt’ora gli scacchi e si, divoravo già qualche rivista tecnologica stampata).
Quando entrò per la prima volta un “56K” in casa Lambiase, il primo newsgroup a cui la sottoscritta si iscrisse con la sua “identità virtuale” fu it.comp.os.linux. E ve ne furono molti, molti altri.
C6 (TIN – Telecom Italia Network)
Questo è stato il vero e proprio “programma” che mi ha avvicinata irrimediabilmente al mondo della chat: C6 nasce nel 1994 per opera della all’epoca TIN – o Telecom Italia Network – come client di chat dedicato a pochi eletti, che si sarebbe successivamente diffuso grazie ad una discreta pubblicità online (sempre sul famoso web 1.0).
Ai tempi di C6 avevo 13 anni e lo ricordo bene, per cui a conti fatti parliamo più o meno del 1997: bastavano un nickname ed una password per potersi mettere in comunicazione con il mondo grazie alle stanze di discussione!
C6 mostrava infatti una lista di stanze tematiche in cui entrare e di cui parlare degli più svariati argomenti, stanze sottoposte ad un minimo di moderazione e che principalmente servivano (ah, beata ingenuità!) a fare razzia di contatti. C6 infatti permetteva di comunicare anche con utenti singoli quando essi erano connessi (in “privato”) e di aggiungerli ai propri contatti grazie ad una serie di liste.
Fu all’epoca che scoprii quella cosa salvavita che è la lista nera: C6 ne aveva una ed i contatti ad essa appartenenti non potevano comunicare con voi.
C6 era “la novità” e mi piacque un sacco, ed è lì che ho imparato cosa fosse una netiquette (i moderatori erano molto più rigidi dei membri dei newsgroup), che il maiuscolo corrispondeva ad urlare e che non era bello entrare ed uscire continuamente dalle stanze di discussione.
E, senza nessuno che me lo dicesse, ho imparato una cosa fondamentale: in rete potevi essere chi volevi ed era meglio dire di sé meno cose possibili, poiché l’80% degli interlocutori sparava fandonie a tradimento e non sarebbe stato così strano beccare personaggi che oggi avremmo finito “stalker”.
Guai, inoltre, a dire il proprio cognome, dare il proprio indirizzo (anche solo la città) ed eresia parlare di numero di telefono, poiché era molto facile incontrare sulla propria strada persone con intenzioni non proprio candide.
C6 aveva inoltre un meccanismo che permetteva di inviare e ricevere foto e, quando succedeva con gli sconosciuti, diciamo che non sempre queste immagini erano visi o paesaggi!
AIM e ICQ
Diciamo che AIM ed ICQ vennero poco dopo C6 e si aggiunsero ai network che frequentavo: il sistema di messaggistica di America-on-line e quello che soltanto qualche mese dopo scoprì essere l’acronimo di “I seek you” avevano più o meno le medesime funzionalità di C6, con un’interfaccia un po’ più spartana e più orientati alla chat 1 ad 1, molto più vicini a MSN Messenger (che esisteva già ma che non conoscevo ancora).
La cosa che più mi ha colpita in particolare di ICQ era la possibilità, oltre che barcamenarsi tra stanze di discussioni e chat private, di poter avviare dei piccoli giochi online per passare qualche ora di spensieratezza. Rispetto a C6, sia AIM ed ICQ avevano dalla loro il fatto di essere usati in tutto il mondo.
Nonostante fossimo ancora nei tempi del meno dici di te, meglio è (ancora una volta nomi, residenze e foto personali erano quasi un taboo), AIM ed ICQ richiedevano dati personali (nome, cognome ed email) oltre che un ID utente/codice per accedere alle proprie reti.
Inutile dire che all’epoca inserire dati falsi era praticamente un must.
IRC (ed IRCnet)
Ok, questo è uno dei punti cruciali della mia personale storia da chatter 16enne: il sistema IRC era già in uso da una decina d’anni e la rete IRCnet si stava espandendo; ricordo che qualcuno mi disse di scaricare un programma per Windows chiamato mIRC, di inserire un paio di fesserie nei campi “Nome”, “Email” e “Ident” che sarebbero comparsi quando lo avviavo, e di cercare dalla “Lista server” qualcosa come “EU, IT, Random” dopodiché cliccare su “Connetti” ed entrare sul canale “Cava”.
E’ stato l’inizio della mia (ironica) fine: stanze di discussione piccole o grandi (poi ribattezzate in chan) in cui c’erano utenti che condividevano la città, l’età, i gusti o quant’altro, tantissime persone dietro ad un monitor che pur senza conoscersi intavolavano discussioni più o meno serie e sempre il solito modus operandi: sei chi vuoi essere e meno si sa di te, meglio è.
Come funzionava IRC? Semplice: sceglievi un server (IRCnet era il più flessibile, mentre altri come Undernet ed Azzurra richiedevano cose come le registrazioni di nick, canali e la presenza di bot automatici), entravi in uno o più canali e socializzavi con la comunità. Ovviamente era possibile aprire conversazioni private, oltre che inviare e ricevere file (ma soltanto se il “DCC” era ben configurato!).
IRC aveva in particolare una comunità alle spalle – tale IRCQ – che permetteva ad ogni utente di creare delle vere e proprie pagine personali per meglio farsi conoscere, in cui dichiarare (sempre a discrezione) nome, sesso, network IRC, canali frequentati ed una descrizione di sé. Inoltre, i gestori dei canali di discussione potevano creare le pagine tematiche ed aggiungere gli utenti che frequentavano il canale.
Su IRCnet era tutto gerarchico: c’erano gli operatori (@) che gestivano letteralmente i canali imponendo limiti, eventuali password d’accesso, topic, si occupavano di cacciare provvisoriamente o definitivamente utenti dal canale e quant’altro, i voice (+) che erano spesso gli “affezionati” del canale a cui potevano essere garantiti privilegi amministrativi e, infine, gli utenti “comuni”. Altre reti, ad esempio EFnet, prevedevano altre figure come il gestore o il semi-op.
Insomma IRC era (ed è tutt’ora) un mondo a parte, una comunità in cui nessuno è obbligato ad identificarsi ma in cui tutti possono diventare qualcuno; raccontarvi la mia esperienza su IRCnet richiederebbe un libro, ma vi basti sapere che è lì che ho imparato alcuni aspetti avanzati dell’informatica “blackhat” di allora – cosa fosse un DDoS, cosa fossero BOT e BOTNET, cosa fosse IPv6, cosa fosse un tunnel, cosa significasse “bucare”, cosa fosse un exploit, cosa fosse uno 0day e tante, tante altre cose.
IRC è usato tutt’ora come canale preferenziale di alcune realtà GNU/Linux per meeting e confronti, senza contare che grazie alla facilità di configurazione di bot e connessioni dirette (DCC) viene usato come vera e propria rete di filesharing spesso pirata.
MSN Messenger (Windows Live Messenger)
Si tratta per me dell’ultimo capitolo prima dell’avvento di Facebook: in MSN Messenger, che sarebbe successivamente diventato Windows Live Messenger, sparisce completamente il concetto di stanza di discussione e compare quello di “contatto”: gli utenti potevano creare le proprie liste pescando contatti su Internet (spesso nelle catene di Sant’Antonio) per conoscere gente nuova, oppure chiedere ai propri amici il “contatto MSN” per aggiungerli alle proprie liste.
MSN è il primo dei sistemi di messaggistica che ho incontrato a richiedere obbligatoriamente un indirizzo di posta elettronica valido (in genere @hotmail.it) per l’iscrizione, indirizzo di posta che doveva essere comunicato ai propri amici per essere aggiunti, di fatto era il “contatto MSN” che abbiamo menzionato prima.
MSN Messenger – e poi WLM – rappresentarono per tanto tempo il non plus ultra dei sistemi di chat perché quando Microsoft fa una cosa… la fa bene: era possibile usare le emoticon (che oggi chiameremmo emoji) prima statiche e poi animate, impostare foto profilo, inviare e ricevere file, giocare in multiplayer (questo solo in un secondo momento), collegare al proprio account un blog personale in cui parlare di sé e da personalizzare a volontà tramite HTML, CSS, Javascript, GIF animate e quant’altro… insomma MSN era diventato un network in cui, forse per la prima volta (almeno per ciò che io sapessi), contava l’identità personale vera più che l’identità virtuale.
Esattamente come IRCnet vide il suo declino “per colpa” di Windows Live Messenger, così Windows Live Messenger ha visto il suo “declino” e la sua successiva chiusura (oggi è tutt’uno con Skype) “per colpa” di Facebook.
Tutto il resto… è storia contemporanea!
Morale della favola?
Ora vi starete chiedendo perché vi ho raccontato tutto ciò: se avete letto attentamente, più e più volte ho parlato di dati fasulli ed identità virtuali, la contrapposizione naturale di ciò che oggi avviene su Facebook – in cui tutti sanno tutto di tutti.
Ebbene, questa storia mi ha insegnato che la percezione della rete e della privacy è cambiata – e di molto – durante gli anni: se prima le chat su Internet erano un modo di svago e di evasione dalla realtà di tutti i giorni in cui meno si sapeva dei propri interlocutori e meglio era, oggi come oggi sono diventate dei veri e propri mezzi di comunicazione in cui una delle poche sicurezze è sapere esattamente (o quasi) con chi si sta parlando.
L’esperienza mi ha comunque insegnato che all’epoca era possibile creare e coltivare rapporti personali anche ben prima che fosse così semplice scoprire con chi si stesse parlando, come oggi il pericolo può celarsi dietro l’angolo anche parlando e frequentando virtualmente chi dice tutto di sé.
E, se devo essere sincera, sono stata felicissima di aver vissuto la storia della messaggistica istantanea in prima persona e di aver vissuto quel brivido dell’ignoto che, chi è partito da Facebook, purtroppo (o per fortuna) non conoscerà mai.
Voi avete esperienze da raccontare? In che fase della “chat” avete approcciato alla rete? Fateci conoscere le vostre esperienze!
L’articolo La ‘storia della chat’ prima di Facebook [Editoriale] appare per la prima volta su Chimera Revo – News, guide e recensioni sul Mondo della tecnologia.
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