Rilasciato il Kernel Linux 6.14: Tutte le Novità

Il kernel Linux 6.14 è stata rilasciata ufficialmente ieri, lunedi 24 marzo 2025, con un giorno di ritardo rispetto alle attese che lo aspettavano per domenica. Questa versione introduce una serie di miglioramenti significativi in ambito ludico, gestione dei filesystem, memoria GPU e molto altro. Annunciato come sempre da Linus Torvalds, il kernel Linux 6.14 porta con sé ottimizzazioni che interessano sia utenti desktop che sistemi enterprise, confermando ancora una volta l’evoluzione costante del cuore dei sistemi GNU/Linux.
Novità nel kernel Linux 6.14
Le principali novità introdotte con il nuovo kernel Linux 6.14 sono, come di consueto, altamente tecniche e specifiche, rendendole particolarmente adatte a un pubblico di esperti e professionisti del settore piuttosto che a utenti occasionali. Questa versione del kernel Linux rappresenta un ulteriore passo avanti nell’evoluzione del sistema operativo GNU/Linux, con miglioramenti che spaziano dal supporto hardware ottimizzato a funzionalità avanzate per la gestione delle risorse.
Miglioramenti per il gioco e compatibilità con Windows
Uno degli sviluppi più significativi per chi utilizza giochi Windows su sistemi GNU/Linux è l’introduzione del nuovo driver “NT synchronization primitive” (Driver per primitive di sincronizzazione NT), una soluzione tecnica che riduce notevolmente il carico aggiuntivo generato dall’emulazione dei meccanismi di sincronizzazione tipici di Windows. Nei sistemi basati su tecnologia NT (come Windows), i processi di coordinamento tra thread e processi seguono logiche profondamente diverse rispetto ai sistemi UNIX-like, creando inefficienze quando devono essere riprodotti nell’ambiente del kernel Linux.
Questo nuovo componente del kernel Linux agisce a basso livello per colmare le differenze architetturali, permettendo una traduzione più diretta delle operazioni di sincronizzazione. Il risultato concreto si traduce in un’esperienza di gioco più reattiva per chi utilizza strumenti di compatibilità come Wine o Proton, con una sensibile riduzione dei ritardi nell’input (lag) e delle micro-interruzioni durante l’esecuzione (micro-freeze). La soluzione è particolarmente efficace nei casi in cui i giochi fanno un uso intensivo di multithreading o richiedono un coordinamento preciso tra diversi componenti software.
Il miglioramento risulta ancora più significativo se consideriamo che molti titoli moderni sono progettati per sfruttare appieno le caratteristiche specifiche del sistema operativo Windows, compresi i suoi particolari meccanismi di gestione delle risorse condivise. Con questa innovazione, il kernel Linux 6.14 dimostra ancora una volta la sua capacità di adattarsi a scenari d’uso sempre più complessi, avvicinandosi ulteriormente alle prestazioni native che gli utenti si aspettano quando eseguono software progettato per altre piattaforme. Anche se già ora si comporta molto bene come raccontato a suo tempo e adesso non potrà che fare meglio.
Ottimizzazioni per Btrfs RAID1 e gestione dei dischi
Gli utenti che utilizzano il filesystem Btrfs con configurazione RAID1 (conosciuto come mirroring, in cui i dati vengono duplicati simultaneamente su 2 o più dischi.) avranno a disposizione nuove opzioni per ottimizzare la gestione delle operazioni di lettura. Queste opzioni sono progettate per offrire maggiore flessibilità e adattabilità a seconda delle caratteristiche dell’hardware e delle necessità operative.
- Il metodo “rotation”, impostato come predefinito, mantiene tutti i dischi attivi simultaneamente, distribuendo il carico di lettura in modo uniforme tra i dispositivi disponibili. Questa configurazione è ideale per garantire un utilizzo equilibrato delle risorse e massimizzare la velocità complessiva delle operazioni.
- Il metodo “latency” è pensato per situazioni in cui alcuni dischi possono risultare instabili o subire un degrado delle prestazioni. In questo caso, viene data priorità ai dispositivi con tempi di risposta più rapidi, assicurando un’esperienza più reattiva anche in presenza di hardware problematico.
- Infine, il metodo “devid” consente di selezionare manualmente quali dischi utilizzare per le operazioni di lettura. Questa opzione si rivolge a coloro che necessitano di un controllo più granulare sulle configurazioni del sistema, rendendola particolarmente utile per scenari avanzati o personalizzati.
Queste modalità permettono di adattare il comportamento del filesystem alle specifiche esigenze dell’hardware utilizzato, migliorando sia le prestazioni generali sia la resilienza del sistema in caso di guasti.
Uncached buffered I/O: efficienza nella gestione della cache
Una novità interessante è il supporto per le operazioni di I/O bufferizzato senza cache, che permette al kernel Linux di rimuovere rapidamente dalla page cache (l’area di memoria che memorizza dati letti di recente) le informazioni non più necessarie. Questo è particolarmente vantaggioso su dispositivi veloci (come NVMe) che altrimenti riempirebbero la RAM con dati inutilizzati. A differenza del Direct I/O (che bypassa completamente la cache), questa soluzione mantiene i vantaggi dell’I/O bufferizzato tradizionale, semplificando la gestione senza sacrificare l’efficienza.
Notifiche avanzate con fsnotify e controllo degli accessi
Il kernel Linux 6.14 introduce un nuovo evento denominato fsnotify, progettato per segnalare l’accesso a un file prima che i suoi dati vengano effettivamente letti. Grazie a questo meccanismo, un processo che rimane in ascolto può intervenire per bloccare l’operazione qualora si renda necessario, offrendo una maggiore possibilità di controllo e personalizzazione.
Questa nuova funzionalità risulta particolarmente utile in 2 scenari principali. Da un lato, consente di implementare un caricamento su richiesta dei dati provenienti da uno spazio di archiviazione lento o remoto, ottimizzando le operazioni di accesso ai file in situazioni in cui la velocità dei dispositivi è limitata. Dall’altro, permette di stabilire controlli più precisi su quali processi siano autorizzati a interagire con determinati file, garantendo una gestione della sicurezza dei dati più rigorosa.
Un’applicazione pratica di questa innovazione potrebbe essere rappresentata da un sistema di sicurezza avanzato, in grado di impedire a un’applicazione ritenuta sospetta di accedere a file sensibili o critici.
Gestione della memoria GPU con dmem cgroup
Per coloro che utilizzano schede grafiche in ambienti multi-tenant, come nei data center o nelle workstation condivise, è stato introdotto il dmem cgroup, un meccanismo avanzato per monitorare e gestire l’uso della memoria GPU. Questa funzionalità è particolarmente rilevante in contesti multi-tenant, dove un singolo sistema viene condiviso tra più utenti o processi, ognuno con i propri carichi di lavoro.
Un ambiente multi-tenant è un’architettura software in cui una singola istanza di un’applicazione è utilizzata da più gruppi di utenti o processi distinti. Questo approccio consente di partizionare virtualmente i dati e la configurazione in modo che ogni utente o processo lavori con un’istanza virtuale personalizzata. Questo è particolarmente critico in ambiti come l’elaborazione grafica condivisa, dove risorse come la GPU possono diventare un collo di bottiglia.
Grazie al dmem cgroup, è possibile stabilire limiti precisi sull’uso della memoria GPU da parte di ciascun processo. Ciò impedisce che un singolo processo monopolizzi la GPU, assicurando un’equa distribuzione delle risorse. Questo migliora non solo la stabilità complessiva del sistema, ma garantisce anche che tutti i processi o utenti abbiano accesso alle risorse grafiche in modo bilanciato.
Questa funzionalità segna un importante progresso nella gestione delle risorse condivise, fornendo maggiore controllo e affidabilità in ambienti sempre più complessi e con esigenze diversificate. Un esempio potrebbe essere un data center che ospita workload di intelligenza artificiale di diversi clienti, garantendo che ogni cliente abbia a disposizione risorse dedicate senza interferenze reciproche.
Prestazioni migliorate per FUSE con io_uring
I filesystem basati su FUSE (Filesystem in Userspace), largamente impiegati in soluzioni come SSHFS per il montaggio di file su connessioni SSH e rclone per la gestione di archivi remoti, ricevono un significativo miglioramento grazie all’integrazione del sistema io_uring. Quest’ultimo rappresenta una tecnologia avanzata di input/output asincrono, progettata per minimizzare i cambi di contesto (detti context switch) tra il kernel Linux e lo spazio utente. Questo è particolarmente importante, poiché ogni cambio di contesto comporta un overhead (sovraccarico) di risorse, riducendo l’efficienza complessiva del sistema.
Grazie all’utilizzo di io_uring, le operazioni di lettura e scrittura vengono gestite in modo più efficiente, riducendo drasticamente il tempo necessario per completarle. La riduzione della latenza è evidente, specialmente nei scenari che prevedono un elevato livello di accesso concorrente da parte di più processi o thread. Questo si traduce in miglioramenti tangibili nelle prestazioni, come tempi di risposta più rapidi e una gestione più scalabile delle risorse hardware.
Per esempio, in un caso d’uso pratico come il montaggio di un filesystem remoto tramite SSHFS, il trasferimento di dati tra un client e un server diventa sensibilmente più veloce, migliorando la qualità dell’interazione con file remoti. Allo stesso modo, in soluzioni come rclone, che spesso gestiscono grandi quantità di dati su archivi cloud, la combinazione tra FUSE e io_uring consente un trasferimento più efficiente, riducendo i tempi di attesa e migliorando l’esperienza dell’utente finale.
Questa ottimizzazione del kernel Linux con io_uring segna un passo avanti nella gestione dei filesystem in spazio utente, rendendo queste tecnologie più adatte a soddisfare le esigenze di prestazioni elevate e di gestione avanzata dei carichi di lavoro. Gli utenti di distribuzioni GNU/Linux potranno così sfruttare sistemi sempre più reattivi, anche in ambienti operativi complessi.
Supporto per NPU AMD e ottimizzazioni XFS/NFS
Il driver amdxdna, introdotto per supportare la tecnologia AMD XDNA, offre compatibilità con le Neural Processing Unit (NPU) di AMD, strumenti hardware dedicati all’elaborazione di carichi di lavoro basati sul machine learning. Questa innovazione consente di gestire reti neurali e modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) direttamente sull’hardware del sistema, eliminando la necessità di ricorrere a soluzioni esterne. Il risultato è un’esecuzione più diretta ed efficiente dei compiti legati all’intelligenza artificiale, semplificando notevolmente l’integrazione di tali tecnologie in ambienti operativi complessi.
Il filesystem XFS riceve un’importante evoluzione con l’abilitazione completa delle funzionalità di reflink e reverse-mapping sui dispositivi realtime. Il reflink permette di creare copie dei file che condividono lo stesso spazio fisico finché non vengono modificati, risultando in un utilizzo della memoria estremamente efficiente. Dall’altra parte, il reverse-mapping agevola la diagnostica e le riparazioni avanzate, consentendo di tracciare la corrispondenza tra blocchi di dati e file. Queste innovazioni migliorano l’affidabilità e l’efficienza del filesystem, rendendolo ideale per scenari che richiedono alte prestazioni e capacità di gestione avanzata.
Infine, il protocollo NFSv4.2+ introduce la funzionalità di delega degli attributi, nota come attribute delegation, che ottimizza il traffico di rete nei sistemi di file condivisi. Delegando al client la gestione di metadati specifici, come l’ora di modifica dei file (mtime), questa tecnologia riduce significativamente la necessità di comunicazioni frequenti con il server. Ciò accelera operazioni ripetute o simultanee su file condivisi, rendendo il sistema più performante e reattivo, specialmente in ambienti multiutente o con elevati volumi di accesso.
Ottimizzazioni per virtualizzazione e scalabilità
Nei sistemi basati su architettura x86, le operazioni di svuotamento della cache delle traduzioni di indirizzi virtuali in fisici (conosciute come TLB flushing) hanno ricevuto importanti ottimizzazioni, volte a migliorare l’efficienza del sistema. Il TLB, acronimo di Translation Lookaside Buffer, è una piccola cache utilizzata dal processore per accelerare la traduzione degli indirizzi virtuali in indirizzi fisici, un’operazione fondamentale per la gestione della memoria nei moderni sistemi operativi.
Lo svuotamento del TLB si verifica quando le traduzioni memorizzate nella cache devono essere eliminate o aggiornate, per esempio quando si passa da un processo all’altro o si modificano i privilegi di accesso alla memoria. Questo processo, pur essendo necessario, può introdurre rallentamenti significativi, specialmente in ambienti virtualizzati o in situazioni di carico elevato, dove i cambi di contesto sono più frequenti.
Le ottimizzazioni introdotte nel kernel Linux 6.14 mirano a ridurre l’impatto di questi rallentamenti, migliorando la gestione del TLB e minimizzando i tempi richiesti per lo svuotamento. In ambienti virtualizzati, dove più macchine virtuali condividono le risorse hardware del sistema, queste modifiche contribuiscono a garantire una maggiore stabilità e prestazioni più elevate, riducendo i colli di bottiglia che possono verificarsi durante le transizioni tra i diversi contesti operativi.
Dove scaricare e approfondire
Il kernel Linux 6.14 è disponibile per il download sul sito ufficiale kernel.org. Per un’analisi dettagliata di tutte le modifiche, è possibile consultare i report di LWN.net (parte 1 e parte 2), che coprono nel dettaglio i cambiamenti introdotti.
Fonte: https://lwn.net/Articles/1005651/
Fonte: https://lwn.net/Articles/1006378/
Fonte: https://9to5linux.com/linux-kernel-6-14-officially-released-this-is-whats-new
Fonte: https://linuxiac.com/linux-kernel-6-14-released/
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