Red Hat In-Vehicle OS raggiunge un nuovo livello di compatibilità per portare Linux sulle automobili

Red Hat In-Vehicle OS raggiunge un nuovo livello di compatibilità per portare Linux sulle automobili

Uno dei settori in cui Linux sta emergendo come tecnologia di riferimento, tolto il discorso AI, è certamente quello dell’automotive. Lo scorso novembre abbiamo raccontato degli ultimi aggiornamenti a proposito di Automotive Grade Linux (AGL), l’expert group guidato da Toyota che ha l’obiettivo di promuovere l’adozione di standard open-source in questo contesto, ed oggi una nuova importante notizia, che riguarda Red Hat, continua a far capire come la relazione tra Linux e le macchine del futuro sia sempre più serrata.

L’articolo di Christine Hall apparso su Foss Force, racconta del raggiungimento di un nuovi livello, denominato ASIL-B, per la certificazione di sicurezza del sistema operativo Red Hat In-Vehicle OS (quindi di fatto il cervello dell’automobile), che rappresenta un avanzamento deciso verso il conseguimento della compatibilità totale con lo standard ISO 26262, ossia lo standard internazionale per la sicurezza funzionale dei sistemi elettrici ed elettronici nei veicoli.

La certificazione nello specifico è denominata “mixed criticality” e consente di eseguire applicazioni di diversa criticità (sia critiche per la sicurezza che non) sullo stesso sistema operativo e sullo stesso hardware, aumentando l’affidabilità e la flessibilità dei sistemi per veicoli.

È chiaro come questo sia solo uno dei tanti passi necessari al riconoscimento della piattaforma di Red Hat come riferimento per le automobili, ma le dichiarazioni dei dirigenti coinvolti nel progetto sottolineano come questo sia solo il passo iniziale, sebbene per nulla banale.

Francis Chow (Red Hat) ha infatti spiegato come la certificazione copra elementi funzionali critici, ma non ancora l’intera gamma delle funzionalità del sistema operativo (kernel Linux e userspace), e gli ha fatto eco Jack Weast (Intel Automotive), il quale ha dichiarato che senza questa “mixed criticality” non sarebbe possibile creare veicoli definiti dal software, rendendo di fatto questo traguardo fondamentale.

Stando alla tabella di marcia, questi saranno i prossimi passi:

  • Creazione di “safety artifacts“, ossia documenti, prove e analisi tecniche di aderenza allo standard, che coprano l’intera gamma funzionale richiesta, inclusi elementi hardware.
  • Avvio del processo di certificazione formale per ottenere la piena certificazione ISO 26262.

Il tutto entro il 2025, il che rende il piano certamente molto ambizioso.

Anche perché nel giro di 2 decenni, a colpi di disaccoppiamento software-hardware, abbiamo visto passare la Software Defined Network (SDN), il Software Defined Storage (SDS), la Software Defined Infrastructure (SDI o Infrastructure As Code che dir si voglia) per finire con i Software Defined Vehicle (SDV).

A quando i Software Defined Humans?

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Raoul Scarazzini

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

Fonte: https://www.miamammausalinux.org/2025/01/red-hat-in-vehicle-os-raggiunge-un-nuovo-livello-di-compatibilita-per-portare-linux-sulle-automobili/

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