La riscossa di OpenStack partirà dall’acquisizione di VMware da parte di Broadcom (e dagli aumenti sulle licenze) e dal cambiare pelle?

OpenStack

Chi ha seguito questo blog negli anni si ricorderà certamente di tutti gli articoli nei quali è stato più volte ribadito il concetto di come OpenStack, il progetto open-source di cloud provisioning on-premise più famoso del mondo, per sua natura non fosse un sistema di virtualizzazione comparabile agli altri in commercio, vedi per l’appunto VMware.

L’ultima volta che l’argomento è stato affrontato nello specifico lo si è fatto commentando la promozione della versione Canonical di OpenStackvenduta come vera a propria alternativa a VMware.

Le considerazioni di allora sono ancora validissime e si può fare copia/incolla:

  • OpenStack è uno strumento nato per la creazione di infrastrutture cloud private, la cui destinazione è il cloud stesso, con la volatilità intrinseca nella sua definizione. Per essere chiari: se si sta utilizzando OpenStack per erogare istanze immutabili e permanenti, lo si sta utilizzando male, in una forma contraria alla sua destinazione.
  • VMware nasce come manager di infrastrutture di macchine virtuali, a volerlo confrontare con altri prodotti open-source si potrebbe parlare di OVirt o ProxMox. Lo strumento offre anche funzionalità che agevolano l’erogazione di istanze volatili (mediante strumenti aggiuntivi, come vRealize), ma la sua destinazione nativa d’uso è differente.

Nel frattempo però è successo che Broadcom ha acquisito VMWare, ed avendolo fatto per 2 spicci, 70 miliardi di dollari, ha applicato da subito una politica di pricing molto, molto aggressiva che ha scontentato tutti, portando anche i clienti più affezionati a valutare alternative.

Alla luce di questo, i confini del confronto riportato sopra hanno iniziato ad assottigliarsi, fino ad arrivare all’articolo (e white paper annessa) dal titolo VMware Migration to OpenStack pubblicato sul sito ufficiale del progetto OpenStack.

Quindi non è più l’ostinazione di alcuni vendor a voler far passare un concetto anomalo, ma è il progetto stesso a promuoversi come qualcosa che in origine non era, e lo fa andando a pizzicare esplicitamente Broadcom:

Broadcom’s acquisition of VMware and subsequent licensing changes have incentivized organizations around the world to re-evaluate their virtualization strategy. OpenStack, the open source standard for cloud infrastructure, has emerged as a leading alternative. Over 80% of OpenInfra members have already talked to customers about migrating workloads from VMware to OpenStack.

L’acquisizione di VMware da parte di Broadcom e le successive modifiche applicate al licensing hanno incentivato le aziende mondiali a rivalutare la propria strategia di virtualizzazione. OpenStack, lo standard open-source per le infrastrutture cloud, è emerso come la principale alternativa. Più dell’80% dei membri di OpenInfra hanno già iniziato a parlare ai propri clienti della migrazione dei propri workload da VMware a OpenStack.

Quindi l’endorsement è totale: OpenStack, tecnologia open-source per infrastrutture cloud, oggi si vende come soluzione per infrastrutture di virtualizzazione.

Cambio di paradigma. È il mercato a chiederlo.

Il progetto è talmente convinto che offre una lunghissima tabella di confronto, oggetto per oggetto, tra VMware e OpenStack e ne fa uscire il proprio prodotto come assolutamente vincente.

È l’ennesimo tentativo di rianimazione di un dead man walking (tempo fa ci siamo posti il problema ed il progetto ha sostanzialmente detto “va tutto bene, anzi, cresciamo”) oppure i membri della community sono davvero convinti di poter riadattare – perché è di questo che si tratta – un software nato per un altro scopo quale è OpenStack?

Certo è come il panorama odierno della virtualizzazione, per quanti gestiscono infrastrutture, non sia per nulla roseo.

Sul campo di battaglia ci sono OpenStack, che è famoso per le difficoltà di manutenzione (in primis gli aggiornamenti) ed è nato per altri scopi, Red Hat, che chiude RHEV in virtù della virtualizzazione di OpenShift mediante KubeVirt (che tutto porta tranne semplicità), ed infine le alternative open-source come Proxmox, tra tutte forse le più “centrate”, nate e cresciute con quello scopo.

Ovvio, rimane anche l’alternativa di chinarsi a Broadcom e pagare le nuove tariffe e finendo mani e piedi nel vendor lock-in.

Pensandoci, non era poi così sciocco chi riteneva quello di VMware… Un monopolio.

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Raoul Scarazzini

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

Fonte: https://www.miamammausalinux.org/2024/09/la-riscossa-di-openstack-partira-dallacquisizione-di-vmware-da-parte-di-broadcom-e-dagli-aumenti-sulle-licenze/

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