Saturday’s Talks: è tempo di ferie e se avevate pensato di non andare in burnout grazie all’AI dovrete ricredervi, avere una vita sana rimane l’unica via
Tempo di vacanze, ritmi più lenti, pochi commenti sul blog… È il momento giusto per un articolo che parla di burnout!
Capita sempre in prossimità dei periodi di riposo di pensare a queste cose… Ricordate l’articolo dello scorso anno intitolato Saturday’s Talks: il nemico burnout è sempre in agguato, ecco perché molti maintainer di progetti open-source lasciano. Ragazzi, godetevi le ferie!? E quello del 2022 intitolato Saturday’s Talks: “Sono in ferie, ma dimmi pure!” o come combattere l’insostenibile voglia di sentirsi indispensabili?
Tornare su questi temi aiuta a capire come siano scontati per tutti, ma pochi in realtà a conti fatti li applichino nella propria vita.
Tra chi arriva alle ferie talmente saturo da non avere le forze di alzarsi dal letto per due settimane, a chi arriva in spiaggia con il laptop perché “non si sa mai”, in realtà cambia davvero poco: è il lavoro che fornisce la cadenza alla vita e non il contrario, come dovrebbe essere.
Questa cosa, lo si voglia ammettere o meno, è una piaga, e quindi qualcuno si interroga sulle potenziali soluzioni. Santoni del web promettono soluzioni inedite, tra approcci pomodoro e tecniche di mindfulness (!) rivoluzionarie per rendere efficiente l’utilizzo del tempo.
Adesso poi c’è l’AI, non dovremo più preoccuparci di nulla.
Tutti in ferie tranquilli che tanto ci pensa l’AI, che ha lo stesso effetto della pillola per dimagrire promossa da Musk e che ti evita lo sbattimento di andare a correre.
Tutti convinti?
No?
Fate bene.
Un sondaggio raccontato da DevOps.com e condotto su 604 sviluppatori software e professionisti dell’informatica ha rilevato che, del 61% che lavora per organizzazioni che utilizzano anche l’intelligenza artificiale per creare software, quasi due terzi (65%) sperimentano ancora il burnout.
Infatti, secondo gli intervistati, dopo il mantenimento di prestazioni elevate dei propri team (47%), il burnout (41%) è la seconda sfida più frequente.
Un altro dato che fa emergere altro in merito alla “bolla AI” è la discrepanza di aspettative tra i manager (che hanno introdotto la AI) e gli operativi (che in qualche modo la scelta l’hanno subita), infatti, cita l’articolo, più di tre quarti dei dirigenti (76%) ritiene che il proprio team abbia adottato l’intelligenza artificiale, mentre solo il 52% degli intervistati di base concorda.
Seguono poi altre rilevanze in merito al rifiuto dell’adozione dell’AI per via delle tematiche di sicurezza, ma interessano poco ai fini di questa nostra discussione.
Solo un altro dato del sondaggio è davvero importante valutare: l’84% degli intervistati ha detto che l’AI libera tempo per focalizzarsi su attività dal valore più elevato.
Eppure il burnout è ancora lì.
Quindi dove sta il valore aggiunto?
Il centro del discorso rimane il fatto che pensare di utilizzare ausili per salvare la propria vita è come pensare di infilarsi le scarpe senza slacciare le stringhe pensando di far prima.
Le metodologie, le intelligenze artificiali, i consigli dei santoni possono solo essere un trampolino, ma il salto lo deve fare il diretto interessato con la propria volontà e, soprattutto, con il proprio coraggio.
Il tempo è quello, ed il nostro cervello, per quanto questo possa offendere l’ego di qualcuno, estremamente limitato. Quindi se fosse necessario ripeterlo: lasciate il laptop a casa, spegnete il telefono, non sentitevi indispensabili. Insomma, godetevi le ferie.
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
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