Quella della Linux Foundation nei confronti di Hashicorp ormai è una guerra a colpi di fork. Ecco quello di Vault, OpenBao
Il simpatico logo che vedete qui sopra rappresenta un Bao, e gli appassionati di cucina orientale lo conoscono bene, è quel “panino” sofficissimo in cui si mette del companatico che all’occorrenza può essere carne, verdure o altro. Preso così com’è, è insipido serve a poco, non è buonissimo ed in questo senso è particolarmente affine ad un altro elemento della cucina orientale, anch’esso pallido, anch’esso insapore: il Tofu.
Perché questa lunga premessa da food blogger? Perché i due cibi citati sono stati usati dalla Linux Foundation per una cosa che con la cucina non c’entra nulla, ossia per battezzare due fork di prodotti Hashicorp, il secondo dei quali, chiamato OpenBao, è stato praticamente ufficializzato come fork di Hashicorp Vault su LFEdge, il sito dell’organizzazione che promuove e raggruppa proposte legate alla Foundation ospitando progetti relativi alle tecnologie Edge.
Nel recentissimo passato, lo ricorderete, abbiamo ampiamente trattato di OpenTofu (fork di Terraform) e di come oltre a logicamente non incontrare il favore della dirigenza Hashicorp (e ci mancherebbe) in realtà non vada nemmeno ad aggredire quello che è il problema principale secondo la Linux Foundation, ossia il cambio delle licenze per i progetti che sono nati open-source e sono finiti per non esserlo più.
Il caso Hashicorp è uno dei tanti. Nello specifico la nuova licenza Business Source License (BSL) v1.1, con cui oggi sono distribuiti i progetti Hashicorp (in primis Terraform e poi anche Vault), non è una licenza open-source, ma quali modi ci sono di affrontare un problema simile?
Sono i fork la soluzione a questo trend che ha preso lo sviluppo dei progetti open-source? Più propriamente, la Linux Foundation sta facendo il bene del movimento open-source andando a creare un fork per ciascun software che cambia licenza?
Alcune considerazioni:
- Ognuno di questi progetti assottiglierà ulteriormente l’effort dei contributi possibili, perché la questione “numeri” è sempre di attualità nell’ambito open-source, la coperta è corta, quanti sviluppatori potranno essere dedicati al progetto da parte dalla Linux Foundation?
- La biforcazione porterà le tecnologie prima o dopo a non essere più compatibili, e questa discrepanza si rifletterà sui clienti che avranno fatto una o l’altra scelta.
- Non è sempre vero che la concorrenza porta qualità, in particolare su progetti in cui il numero di sviluppatori anziché aumentare, diminuisce (vedi considerazione 1). Ed anche questo si rifletterà sui clienti finali.
Insomma, quando abbastanza sarà abbastanza?
Inutile poi negare un ultimo aspetto relativo ad Hashicorp che pare decisamente non essere nelle grazie della Linux Foundation. Quest’ultima estremamente suscettibile sin dal primo annuncio del cambio di licenza, ma stranamente silente su altre situazioni simili verificatesi nel recente passato.
In ogni caso ed al netto di questa specifica vicenda andrà osservato nel lungo termine quanto le aziende, startup o affermate, vorranno continuare a scegliere un modello open-source per i propri prodotti, scelta che ad oggi pare richiedere decisamente meno leggerezza che in passato.
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
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