Il CTO di SUSE racconta le ragioni dietro ad OpenELA e di come l’azienda supporterà i clienti orfani di CentOS
Come per tutti gli eventi di portata globale, anche l’onda lunga della Kubecon svoltasi a Chicago continua a riserbare notizie interessanti che vale la pena condividere. L’ultima in ordine di tempo è l’intervista che The Register ha fatto a Thomas Di Giacomo, CTO di SUSE, che ha parlato dei temi caldi del momento.
Nonostante all’interno della Kubecon SUSE sia principalmente coinvolta per Rancher, la distribuzione di Kubernetes prodotta dalla casa tedesca, i temi principali dell’intervista sono essenzialmente 2: la partecipazione di SUSE al progetto OpenELA ed il supporto che l’azienda fornirà ai clienti che hanno (ancora) installato CentOS 7, che andrà in End Of Life nell’estate del 2024.
Sul perché di OpenELA:
We could have done that by ourselves. I mean, we know how to do Enterprise Linux … But from the start, we also wanted to have more than just one company.
Avremmo potuto farlo da soli [il progetto OpenELA]. Voglio dire, sappiamo come si fa l’Enterprise Linux… Ma dall’inizio abbiamo anche voluto includere più di una singola azienda.
E continua chiarendo lo scopo di OpenELA, che non è quello di fornire binari, bensì sorgenti:
It’s been working well, I think the high level motivations are the same: providing the source code to everyone. OpenELA doesn’t give you the binary; it gives you the source code. You still need to download and build your own Linux – brand your own Linux. Oracle will take source code, eventually, from OpenELA to create Oracle Linux. CIQ for Rocky potentially. SUSE will take that to create SUSE Liberty distributions…
Sta funzionando bene, penso che le motivazioni ad alto livello siano le stesse: fornire il codice sorgente a tutti. OpenELA non ti da i binari, ti da il codice sorgente. Hai comunque bisogno di costruirti la tua Linux, di brandizzare il tuo Linux. Oracle alla fine prenderà il codice da OpenELA per creare Oracle Linux. CIQ lo farà potenzialmente per Rocky. SUSE lo userà per creare le distribuzioni SUSE Liberty.
E sui dubbi che la gestione di tutto questo porterà ad assottigliare i numeri all’interno di SUSE (del resto gestire sistemi operativi richiede una gran forza lavoro) Di Giacomo rincara la dose: SUSE si preoccuperà anche di seguire i clienti che al momento hanno CentOS 7 installato e non hanno intenzione (o possibilità) di migrare.
SUSE consentirà a questi clienti di continuare ad usare ancora CentOS 7 pagando una quota:
The reality is that the CentOS ecosystem is dominant in the world. We have customers and communities that are left in mid-2024 in a very bad situation. And we can help … we’re helping the community and helping customers with CentOS 7. We can help with patches and security fixes.
La realtà è che l’ecosistema CentOS è dominante nel mondo. Abbiamo clienti e community che saranno lasciati a metà 2024 in una situazione spiacevole. E vogliamo aiutarli. Stiamo aiutando la community ed i clienti con CentOS 7 e possiamo aiutare con patch e fix di sicurezza.
Chiarendo poi come è ovvio che ciò comporterà un costo, al momento non rivelato.
La conclusione poi è molto lucida: al momento è difficile trovare investitori a meno che non si parli di AI, quindi il momento è, per così dire, tosto, ma non sembra intimorire SUSE la quale pur rispettando le scelte di Red Hat e delle altre aziende open-source che stanno cambiando il proprio modello di business (They need to survive) ha deciso di utilizzare una strategia diversa.
Sarà anche una strategia di successo? A rispondere sarà il mercato.
Raoul Scarazzini
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
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