L’università delle Hawaii alla Indy 500 con una macchina a guida autonoma e… OpenSource!
Lo scorso 23 ottobre la storica Indy 500, la storica gara delle 500 miglia, ha sperimentato un nuovo tipo di gara che, di fatto,cambierà il futuro della guida. Infatti la gara si è svolta tra robot mobili autonome, che hanno gareggiato per vedere non solo chi è stato il più veloce, ma anche l’auto tecnicamente più avanzata in pista.
La Indy Autonomous Challenge riunisce università e organizzazioni di tutto il mondo per progettare e creare una nuova generazione di software per veicoli automatizzati. I concorrenti hanno lavorato per raggiungere l’obiettivo di tagliare il traguardo in una gara di 20 giri (in 25 minuti o meno) a velocità superiori a 120 mph.
Inutile dire come la gara sia stata un’eccellente vetrina della tecnologia dei robot mobili autonomi all’avanguardia.
Ma la notizia che interesserà di più i lettori del blog è il coinvolgimento di Canonical nella manifestazione. L’azienda di Mark Shuttleworth infatti ha sostenuto come sponsor l’Università delle Hawaii ed il loro Hawaii AI Racing Team:
Il team ha iniziato a lavorare nella primavera del 2020 per qualificarsi alla sfida. Il compito era progettare lo stack software autonomo per l’auto da corsa Dallara AV-21. Per questo, ogni squadra partecipante ha dovuto progettare un algoritmo da corsa e un sistema di pacchetti di sensori per completare l’attività e superare gli altri veicoli in pista. La sfida è stata quindi innovare in modo che la propria macchina da corsa raggiungesse il miglior tempo.
Come sono andate le cose? Non è andata benissimo diciamo, la macchina non si è qualificata per la finale, ma rispetto a moltissimi altri concorrenti c’è da segnalare un rispettosissimo secondo posto nella semifinale della simulazione della gara. Una curiosità? A vincere è stato il team tedesco TUM Autonomous Motorsport, mentre al secondo posto si è piazzato il team Euroracing, di cui fanno parte l’università di Modena e Reggio Emilia e l’università di Pisa, mentre al terzo posto c’è il politecnico di Milano.
In conclusione va detto come questa ricerca aiuterà l’industria automobilistica a risolvere alcune persistenti sfide di commercializzazione, come evitare ostacoli improvvisi ad alta velocità mantenendo il controllo, pertanto in ogni caso a giovare di queste gare saremo fortunatamente tutti noi, o forse i nostri figli, o i figli dei nostri figli, i quali andranno al lavoro sulla loro macchina elettrica senza doverla guidare.
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