La The Document Foundation bacchetta le aziende: non usate LibreOffice Community!
Vero, dal titolo sembrerebbe una di quelle istuazioni distopiche in cui l’oste ti dice che si mangia bene da un’altra parte, ma dal loro punto di vista c’è una spiegazione ragionevole dietro queste affermazioni.
Recentemente la The Document Foundation ha rilasciato l’oramai ben conosciuto LibreOffice 7.1, praticamente una delle alternative alla suite office di Microsoft più utilizzata. Se avete usato un sistema Linux, sicuramente almeno una volta ci siete incappati e questa versione, oltre a diversi miglioramenti nell’interfaccia, renderà passare dal sistema dell’azienda di Redmond ad un’alternativa open-source ancora più facile, avendo migliorato parecchio l’importazione/esportazione dal formato di Microsoft.
Ma la The Document Foundation ha dovuto rimproverare le aziende o chi, in generale, usa LibreOffice per fare business: la versione “Community” è intesa espressamente per un uso individuale! E non solo: un trend di crescita che vede sempre più aziende utilizzare questa Community, invece che quella fornita a pagamento da diversi partner della fondazione stessa, sta rallentando lo sviluppo di questo comodo software.
[…] an increasing number of enterprises have chosen the version supported by volunteers over the version optimized for their needs […] This has had a twofold negative consequence for the project: a poor use of volunteers’ time, as they have to spend their time to solve problems for business that provide nothing in return to the community, and a net loss for ecosystem companies.
Un crescente numero di aziende hanno scelto la versione supportata dai volontari invece della versione ottimizzata per le loro necessità […] Questo ha due conseguenze negative per il progetto: un cattivo uso del tempo dei volontari, che devono spendere il loro per risolvere problemi ad aziende che non forniscono nulla in cambio alla community, ed una perdita economica netta per le aziende dell’ecosistema
Questo quanto riportato in un post sul blog della stessa fondazione, in cui sottolinea anche che il 73% dei commit provengono da sviluppatori assunti da questi partner come Red Hat e Collabora, che vengono fatti con lo scopo di supportare i propri clienti, ma che hanno anche il beneficio di essere riversati nella versione Community che noi tutti conosciamo.
By using the Community label we underline the importance of enterprise customers contributing to our mission, according to their ability, and how much we appreciate their support.
Usando l’etichetta Community sottolineiamo l’importanza dei clienti enterprise che contribuiscono alla nostra missione, secondo le loro possibilità, e quanto noi apprezziamo il loro supporto
Quindi è fantastico poter accedere a versioni Community gratuitamente, ma se utilizzamo il prodotto per il nostro lavoro, e ne abbiamo la possibilità, perchè non pensare di acquistare una versione ad-hoc del prodotto? Oltre magari a fornirci funzionalità aggiuntive che la versione Community non ha o che sono difficilmente implementabili (ad esempio Collabora fornisce e supporta una versione Cloud utilizzabile da browser), daremo indirettamente una mano alla The Document Foundation. Per il bene di tutti.
Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.
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