Zoom, analisi delle alternative open source: Jitsi e BigBlueButton
Nell’articolo di oggi vi propongo un’analisi sui costi, sia economici che in termini di risorse, di Jitsi e BigBlueButton, 2 delle principali piattaforme open source per chiamate, videochiamate e conferenze da remoto.
La comparazione viene effettuata con Zoom, uno dei principali software proprietari del settore, protagonista di un boom nell’utilizzo a seguito dell’emergenza COVID-19.
Zoom, marketing e privacy
Dall’inizio del Coronavirus software come Zoom hanno avuto un enorme incremento nell’adozione quotidiana di studenti e lavoratori. Da uno sguardo rapido al valore medio delle azioni della Zoom Video Communications Inc, si può notare un incremento percentuale di circa il 500% dall’inizio della pandemia. Questo anche grazie alle decine di milioni di nuovi utenti iscritti ai suoi piani premium.
Utenti e sviluppatori, tuttavia, non hanno alcun modo di verificare la sicurezza di questa piattaforma, poiché si tratta di un’applicazione proprietaria. Un rapporto investigativo della FTC ha mostrato che Zoom ha mentito per anni sulla sua crittografia end-to-end. Esistono, per fortuna, alternative open source, come Jitsi, BigBlueButton e molti altri. Ma quanti utenti possono gestire queste alternative open source rispetto a Zoom? Ovviamente bisogna tener presente che questi risultati dipendono da molti fattori come:
- Quanti utenti condividono il loro video, audio, schermo allo stesso tempo;
- Quanto sono ottimizzate le eventuali vCPU dal provider di hosting di questi server.
Jitsi
Jitsi è una delle alternative più famose a Zoom. Per funzionare richiedere un server Jitsi Videobridge per l’elaborazione e la distribuzione dei dati della videoconferenza e un altro server Jitsi Meet per gestire le connessioni e le conferenze degli utenti. Secondo la documentazione ufficiale, una configurazione di base per Jitsi Meet dovrebbe contenere una macchina con 4 core ed 8GB di RAM.
Vari feedback provenienti dall’utenza di Jitsi, tra l’altro, hanno riportato che in media un server Videobrige con 2vCPU e 4 GB di RAM può servire al massimo circa 30 utenti simultanei. Ciò significa che per la gestione di 1000 utenti simultanei sarebbero richiesti almeno 30 server ciascuno con 2vCPU e 4 GB di RAM (totale di 60-70 vCPU).
BigBlueButton
BigBlueButton è un’altra buona alternativa open source a Zoom. La sua documentazione ufficiale menziona che qualsiasi server con 8 CPU e 16 GB di RAM dovrebbe essere in grado di gestire circa 150 utenti simultanei. Quindi si può prevedere che la connessione di 1000 utenti simultanei dovrebbe richiedere 6-8 server dello stesso tipo. Gli sviluppatori, tuttavia, raccomandano che nessuna singola sessione abbia più di 100 utenti simultanei per evitare cali prestazionali.
Il problema dei costi delle alternative open source a Zoom
Il vero problema dell’utilizzo delle alternative open source a Zoom, come si evince dai dati che vi ho mostrato, è quindi prettamente finanziario. Zoom riesce a garantire un maggior numero di utenti simultanei rispetto alla soluzione open source ad un prezzo minore. Il piano base offre, gratuitamente, quanto segue:
- Fino a 100 partecipanti
- Riunioni di gruppo fino a 40 minuti
- Riunioni 1:1 illimitate
Una licenza annuale costa €139.90 e offre:
- Fino a 100 partecipanti
- Riunioni di gruppo illimitate
- Streaming su social media
- 1 GB di registrazione nel cloud (per licenza)
In ogni caso, per situazioni in cui il numero di utenti simultanei è ridotto, penso alla didaticca a distanza, nessuna classe delle medie o del liceo ha più di 30 alunni, qualsiasi singolo server con 8vCPU può essere considerato affidabile e costerebbe meno di 100 € mensili.
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Fonte: https://www.lffl.org/2020/11/zoom-alternative-open-source.html
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