La battaglia per l’open | Cap. 1 – La vittoria dell’open | Par. 2 – Istruzione superiore e openness

LA BATTAGLIA PER L’OPEN: traduzione italiana curata da Simone Aliprandi del libro “The battle for open” di Martin Weller. Informazioni complete sul progetto di traduzione in questo post. Puoi suggerire miglioramenti nella traduzione aggiungendo un commento a questo post.
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Capitolo 1 – La vittoria dell’open
Paragrafo 2 – Istruzione superiore e openness

Il focus di questo libro è principalmente sull’istruzione superiore e il motivo principale è che questa è l’area in cui la battaglia per l’openness è più duramente combattuta. L’istruzione aperta e gratuita può essere intesa come una componente di un movimento più ampio: c’è infatti una comunità molto attiva che si occupa di open data, che cerca di fare in modo che i dati – come quelli della pubblica amministrazione e quelli delle aziende – siano accessibili a tutti. Organizzazioni come la Open Knowledge Foundation (OKFN) considerano l’accesso ai dati come un elemento fondamentale per l’assunzione di responsabilità e impegno in una serie di funzioni pubbliche tra cui la politica, il commercio, l’energia, la sanità, e questo posiziona l’openness all’interno di forme di attivismo di cui l’istruzione è solo un aspetto. Del resto la stessa Open Knowledge Foundation dichiara: «Vogliamo che il sapere aperto diventi un concetto mainstream, così naturale e importante nelle nostre vite come lo è l’ecologia».

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Il focus sull’istruzione permette di analizzare nel dettaglio la battaglia per l’open attraverso quattro esempi, anche se molti di questi trovano poi punti in comune con un più ampio movimento che si batte per il libero accesso agli articoli pubblicati o per il rilascio dei dati della ricerca. A differenza di settori che hanno subìto l’imposizione dell’open come il risultato della rivoluzione digitale però, – ad esempio l’industria musicale con l’arrivo di programmi di condivisione come Napster – l’istruzione superiore ha cercato di sviluppare pratiche aperte in una vasta gamma di aree. Ed è proprio questo che la rende un’interessante materia di studio che include editoria, didattica, tecnologia, pratiche individuali, comunicazione ed engagement. C’è molto di rilevante anche per altri settori qui, dove saranno applicabili uno o più di questi argomenti, ma raramente l’intera gamma. Si è spesso detto che l’istruzione superiore può prendere lezioni da settori che sono stati toccati dalla rivoluzione digitale, come i giornali, ma potrebbe anche essere vero il contrario: sono gli altri settori a poter imparare molto da quanto accade nel dibattito sull’open nell’istruzione superiore. Quali sono dunque le principali aree di interesse in questo ambito? Ciascuna di esse verrà esplorata in un capitolo dedicato, ma i principali sviluppi sono riassunti qui di seguito.

Insegnamento

L’avvento dei MOOC sta raccogliendo un grande interesse. Sviluppati inizialmente come metodo sperimentale per esplorare le potenzialità di un insegnamento basato sul networking, i MOOC sono diventati oggetto di attenzione da parte dei media e del mondo business a seguito dei grandi numeri fatti dal corso di Sebastian Thrun sull’Intelligenza Artificiale. Da allora la maggiore azienda che si occupa di tecnologie didattiche è Coursera, con due turnazioni di fondi di venture capital e oltre 4 milioni di iscritti ai sui 400 corsi (Coursera 2013a).
L’idea alla base dei MOOC è semplice: rendere i corsi online accessibili a tutti e tagliare sui costi del personale. Se questo modello sia economicamente sostenibile è ancora da discutere, dato che si trova nella sua fase iniziale, ma i media non si sono risparmiati e alcuni osservatori sono arrivati a ipotizzare che i MOOC siano la naturale conseguenza dell’effetto di internet sull’istruzione superiore.
I MOOC sono solo un aspetto di come l’openness sta influenzando il settore. Prima dei MOOC infatti c’è stato (e c’è ancora) il movimento Open Educational Resources (OER), che è iniziato nel 2001 quando la fondazione Hewlett ha finanziato il MIT per dare vita al sito OpenCourseWare, che doveva rilasciare gratuitamente materiale didattico. Da allora il movimento OER si è diffuso a livello globale e ad oggi vi sono grandi iniziative in tutti i continenti in cui le OER sono parte integrante della strategia centrale di progetti educativi, tra cui UNESCO, la Shuttleworth Foundation, la William and Flora Hewlett Foundation e l’Higer Education Funding Council for England (HEFCE). La distinzione tra MOOC e OER può a volte essere sottile: per esempio se si raccolgono e mettono a disposizione insieme di risorse OER all’interno della struttura di un corso, questo le fa diventare un MOOC? E viceversa se un MOOC è condiviso anche dopo la fine del corso diventa un OER? Uno degli obiettivi dell’OER è di creare libri di testo open, visto il loro costo sempre più proibitivo specialmente negli USA, che va ad influire negativamente sulla partecipazione all’istruzione superiore. Questi testi open vogliono rimpiazzare le versioni standard di testi introduttivi, che sono spesso proprietà delle case editrici, con versioni gratuite e online create da gruppi o da singoli autori. Il processo sta avendo un impatto significativo, tanto che ad esempio OpenStax mira alla fornitura di libri di testo online o stampati a basso costo a 10 milioni di studenti, e al momento conta più di 200 college nella sua rete con un risparmio previsto per gli studenti di 90 milioni di dollari nei prossimi cinque anni (OpenStax 2013).

Ricerca

La pubblicazione in Open Access sta crescendo in modo costante, non solo come un modello valido per diffondere pubblicazioni di ricerca, ma come il migliore in assoluto. Invece di pubblicazioni accademiche su riviste private, il cui accesso è acquistato dalle biblioteche o per singoli articoli dagli utenti, l’Open Access mette infatti le pubblicazioni a disposizione di tutti. Ci sono molti modi per farlo: la cosiddetta Green Road (“via verde”), in cui l’autore mette l’articolo sul proprio sito o sul repository delle istituzioni; la Golden Road (“via d’oro”) nella quale l’editore chiede una quota per mettere l’articolo a disposizione in modalità open; ed infine la via Platinum quando la rivista opera gratuitamente.
La pubblicazione in Open Access è forse l’aspetto più riconoscibile di come l’attività accademica si stia adattando alle opportunità offerte dalla tecnologia digitale e dalla rete. Altre pratiche formano quella che è definita la open scholarship (ricerca aperta) e includono la condivisione di risorse individuali come presentazioni, podcast e bibliografie, social media engagement attraverso blog, twitter etc e pratiche generalmente più aperte come la pubblicazione di bozze di capitoli di libri, ma anche revisioni e metodi di ricerca open. Gli ultimi possono anche includere l’uso di approcci come il crowdsourcing o la social media analysis, che basano il loro successo sull’openness. La open scholarship sta offrendo anche nuove strade per il public engagement; ora si vedono infatti accademici avere profili pubblici per comunicare online mentre questa attività prima avrebbe richiesto un intermediario. Un aspetto della open scholarship sono poi gli open data, che permettono ai dati di progetti di ricerca di essere pubblicamente disponibili (quando non si tratti di dati personali o sensibili). Come accennato all’inizio del capitolo, durante il G8 è stato firmato un accordo secondo cui questa dovrebbe essere la modalità di default per i dati governativi, e molti finanziatori della ricerca impongono già simili vincoli. Per molti temi, come il cambiamento climatico, questo permette la creazione di un più ampio bacino di dati e di meta-studi che vanno a migliorare la qualità complessiva dell’analisi; in altri campi invece permette occasioni di confronto, analisi e interpretazioni che sono imprevedibili e che possono andare al di là del dominio originario.

Open Policy

Molto del lavoro fatto sull’open licensing, in particolare quello di Creative Commons, è stato avviato o influenzato dall’istruzione superiore. Le licenze, agli occhi di molti, sono uno dei veri test per l’openness, dal momento che la possibilità di prendere e riutilizzare un prodotto è ciò che differenzia l’ “open” dal semplice “gratis”. Le licenze sono la strada principale attraverso la quale si possono realizzare iniziative basate su politiche più ampie: con l’adozione di una posizione precisa sulle licenze infatti governi, organizzazioni no profit, finanziatori della ricerca, editori e società che si occupano di tecnologia creano un terreno sul quale l’openness si può sviluppare. Quindi la promozione dell’openness come approccio, sia pratico che etico, è stata una componente crescente del movimento open basato sull’istruzione superiore.
Questa breve panoramica dovrebbe dimostrare come l’openness costituisca l’essenza di gran parte del cambiamento nell’istruzione superiore e come esista un’intensa attività di ricerca nell’area. Uno degli obiettivi di questo libro è proprio quello di mettere in evidenza e celebrare questa attività. È un bel periodo per essere coinvolti nell’istruzione superiore: ci sono opportunità di cambiare la pratica in quasi tutti gli aspetti, e l’openness è un elemento chiave. Il successo dipende però in primo luogo dall’impegno nel cambiamento e in secondo luogo dal prendersi la responsabilità sul cambiamento, senza permettere che entrambe le cose siano determinate da forze esterne, per titubanza o per il desiderio di semplificare gli argomenti di discussione. Di seguito analizzeremo l’analogia con il movimento green, per dimostrare che il valore dell’openness sarà compreso da tutti.

Fonte: http://aliprandi.blogspot.com/2020/02/battaglia-open-cap1-vittoria-open-par2.html

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