RedHat dice addio a CoreOS, o quasi

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Chi ha avuto modo di mettere le mai sui container nelle loro prime (o quasi) incarnazioni dell’ultimo decennio. molto probabilmente è incappato in CoreOS. Nato come sistema Linux minimale ed ottimizzato per il deployment e l’update su larga scala, la sua natura intrinsecamente basata su container lo rendeva un’ottima soluzione per chi necessitasse di deployare orchestrator online.

Nato con il solo supporto a Docker, nel Dicembre 2014 ha iniziato a supportare rkt, un container runtime alternativo al più famoso, ed ha continuato a farlo evolvere sia standardizzando la definizione delle immagini che integrando un protocollo standard per la discover ed il download delle stesse. Tutto questo ha portato allo sviluppo delle specifiche appc (app container) come descrittori delle Application Container Image, o ACI. Successivamente ha lavorato per l’integrazione delle stesse nella Open Container Initiative, al fine di renderle standard e riutilizzabili.

Tutto questo prima del 2018 quando, inaspettatamente, l‘azienda che pubblicava CoreOS è stata acquistata da Red Hat e colata nel progetto OpenShift. Un sistema così facilmente scalabile ed automatizzabile rientrava nella visione che l’azienda dal cappello rosso, soprattutto per integrare alcune delle idee in quello che ai tempi era il progetto Atomic Host, versioni minimali ed ottimizzate all’uso per container di Fedora, CentOS ed ovviamente Red Hat.

Seppur Red Hat abbia beneficiato parecchio di quanto acquisito, mantenere una distribuzione in più è un gran lavoro, ed è quindi giunta la fine di CoreOS: già perchè dal 26 Maggio di quest’anno la distribuzione raggiungerà la End Of Life e non riceverà più update.

L’idea, dopo aver già rimosso CoreOS Container Linux dal marketplace di AWS, è quella di rimuovere totalmente tutte le immagini di CoreOS per il primo Settembre di quest’anno.

We’d like to extend our gratitude to our users, contributors, partners, and advocates who contributed to the success of CoreOS and Container Linux over the years

Vogliamo estendere la nostra gratitudine agli utenti, i contributori, i partner ed i promotori che hanno contribuito al successo di CoreOS e Container Linux durante gli anni

Ovviamente il lavoro fatto su di esso non andrà perduto. Già dall’acquisizione, come dicevamo, Red Hat ha fatto buon uso del codice di CoreOS, che ha portato all’integrazione in OpenShift 4.1 di RHCOS, Red Hat Enterprise Linux CoreOS e, di fatto, è l’unico sistema operativo supportato per gli host Control Plane (i master, per intenderci) della soluzione di orchestration di Red Hat.

Dovrete mettervi il cuore in pace, quindi, se siete utenti di CoreOS. Bisogna migrare a qualcos’altro, fortunatamente questo annuncio è arrivato poco dopo la presentazione di Fedora CoreOS che però:

  • Non fornisce supporto nativo per Azure, Digital Ocean, GCE, Vagrant ed in generale per dove veniva supportato CoreOS Container Linux;
  • Non è più presente il container runtime rkt;

Quindi, a meno di accontentarsi e seguire le note di migrazione da CoreOS a Fedora CoreOS, l’unica è appoggiarsi ad alternative come Flatcar Linux che nascono come fork di CoreOS ma che, proprio per la loro natura, forse non sono i più indicati in un ambiente di produzione.

Avete già pronto un piano?

Utente Linux/Unix da più di 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how; occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix e risolvo piccoli bug in GNOME. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.

Fonte: https://www.miamammausalinux.org/2020/02/redhat-dice-addio-a-coreos-o-quasi/

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