Saturday’s Talks: il co-fondatore di Chef lancia SFOSC, Sustainable Free and OpenSource Community e ci fa riflettere sul senso di Community
Nei giorni scorsa si è tenuta a Seattle la conferenza KubeCon, che tratta di Kubernetes e di tutto l’ecosistema che ci gira intorno. In questa occasione Adam Jacob, co-fondatore e CTO di Chef (uno dei software di IT Automation più utilizzati), ha parlato di un progetto da lui lanciato.
L’idea di partenza è quella di trovare un metodo che permetta di mantenere nel futuro i vantaggi dello sviluppo open source, assicurando però che questi siano compatibili anche con l’aspetto finanziario cui interessa molte aziende che lavorano -e sviluppano- in questo campo.
Ha quindi approfittato della grande visibilità che fornisce un panel al KubeCon di Seattle per presentare il progetto Sustainable Free and Open Source Communities. Il progetto è allo stato attuale un tavolo di discussione aperto a tutti riguardante i metodi che gli sviluppatori hanno a disposizione per mantenere gli aspetti community-oriented dello sviluppo open source senza però legarsi a licenze particolarmente restrittive che molte aziende credono siano il modo migliore di restare competitive sul mercato.
The power of communities, of people coming together to help and support one another, and to solve their problems with software: that’s the best thing in my professional life
La forza delle community, delle persone aggregate per aiutare, supportarsi e risolvere i loro problemi con i software: questa è la cosa migliore della mia vita professionale
Così scrive Jacob in un post su Medium che ha accompagnato l’avvio del progetto.
Effettivamente il panorama delle licenze quando si parla di Free Software o di open source è decisamente variegato; ne discutevamo insieme proprio qualche settimana fa in un altro Saturday’s Talks), e dopo anni che i fornitori di servizi cloud hanno passato a costruire i loro servizi intorno a progetti open source senza contribuire agli stessi, alcune aziende hanno iniziato a dire che il software open source è un pochino troppo aperto.
Due big del settore che hanno passato questa fase sono stati Redis e MongoDB (di questo vi parlavamo qui), e da queste azioni sono partite molte discussioni a riguardo.
Jacob pensa che questi cambi di licenze (anche “solo” per garantire il valore del proprio prodotto in fase di utilizzo, mantenendo il codice aperto) possano distruggere i valori ottenuti dallo sviluppo di software in maniera aperta ed in cui più persone possono partecipare.
What makes open-source software great is that it recognizes that software is unique: it can be changed by the user, and it can be shared infinitely without damage. When we grant each other the right to do that, we grant each other the right to solve our problems.
Cosa rende fantastico il software open-source è che riconosce l’unicità dello stesso: può essere modificato dall’utente, e può essere condiviso infinite volte senza danneggiare nessuno. Quando ci concediamo a vicenda il diritto di farlo, ci concediamo a vicenda il diritto di risolvere i nostri problemi.
Da quanto scrive sembra che Jacob in primis non solo prenda molto a cuore la faccenda, ma la approcci con la giusta ottica. Il tavolo è aperto, rimane solo da sedercisi e discuterne tutti insieme, in pieno spirito open source.
Utente Linux/Unix da circa 20 anni, cerco sempre di condividere il mio know-how ed, occasionalmente, litigo con lo sviluppatore di Postfix. Adoro tutto ciò che può essere automatizzato e reso dinamico, l’HA e l’universo container. Autore dal 2011, provo a condividere quei piccoli tips&tricks che migliorano il lavoro e la giornata.
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