#5 LINUX FA SCHIFO: Adobe, dove sei?
Continuo la rubrica Linux che tanto vi piace, introducendo un capitolo che somiglierà molto (per tipologia/orientamento contenuto) al quarto capitolo (che vi linko giusto per ricordarvelo/per obbligarvi a leggerlo):
(e poi la foto del Nautilus è figa).
detto questo, scrivo la solita premessa perché non mi va mi riempiate l’articolo di insulti razzisti come nigga e compagnia bella (e non sono neanche nero, il bello è proprio questo).
Ci tengo a ribadire che il seguente contenuto non è da intendere come “ah ma ti stai lamentando di Linux?” ma invece come “mi hai fatto riflettere su un aspetto molto interessante, un aspetto migliorabile, facendomi anche fare 4 risate :D”. In caso vi sentiste toccati negativamente dall’argomento, fatevi “due giri di cesso” come si usa dire da queste parti (che sarebbe letteralmente fatevi una passeggiata in bagno).
Ma torniamo a noi.
Adobe e Linux: una tragedia..
Si: su Linux è possibile fare montaggi video, editing foto professionale e soprattutto, mixing audio professionale. Ma la domanda è: professionale per chi? e fino a che punto?
E’ duro ammetterlo, ma la maggior parte dei software “alternativa” esistenti per Linux (ai vari prodotti Adobe) non offrono le stesse funzioni o la stessa qualità di quelli proprietari.
Prendiamo qualche esempio, senza magari entrare troppo nello specifico. GIMP e Adobe Photoshop. Ottimi programmi, no? Si, GIMP è bello avanzato, ha un’interfaccia carina e tante potenzialità, ma è lontano anni luce da Photoshop, ha algoritmi di processamento dell’immagine che fanno ridere in confronto, quindi si: è professionale, ma fino ad un certo livello, dopo si passa direttamente a Photoshop.
Prendiamo un altro esempio. Adobe Premiere e Pitivi (ok, KDEnlive è più completo, ma Pitivi lo conosco molto meglio). Pitivi (0.99) ha un enorme pregio: la semplicità. Potrebbe usarlo anche un bambino di 6 anni talmente è intuitivo. Inoltre ha già tutto pronto e ti mette davanti subito le funzioni che più ti interessano, con i vari parametri principali per i codec in bella vista. Se poi si vuole, cliccando sulle Opzioni avanzate, si va a vedere altro, ma solo se si vuole (un genio chi ne ha creato l’interfaccia). Ma togliendo questo, che resta? Gli effetti fanno un po’ schifo, sono sparsi e messi a caso, non ci sono tutte le opzioni di rendering presenti su Premiere e l’editing testuale è inguardabile (oltre che terribilmente buggato).
Più che alternative, sarebbe meglio chiamarle somiglianze, visto che non siamo a quei livelli.
Stendiamo un velo pietoso sugli alti programmi Adobe, esiste ancora meno concorrenza.
Hai dimenticato Wine?
No. L’ho solo cestinato, perché a meno che non abbiate enorme pazienza ed uno specifico hardware/distro Linux/versione distro Linux/versione librerie/versione programmi/chiliechilidiculo non riuscirete ad eseguire un programma Adobe come si deve.
O se ci riuscite, vi crasha/bugga male.
Inoltre, credete davvero che un professionista si possa permettere di affidare il proprio lavoro al caso? Servono delle sicurezze in campo lavorativo, e Wine (o per meglio dire, il concetto stesso di funzionamento di Wine) non è certo in grado di darle.
Il succo sarebbe?
Linux, generalmente, a causa della mancanza di software professionale (che non è certo una sua colpa, ma strettamente correlato all’indice di utilizzo e diffusione del sistema operativo) non è adatto all’ambito professionale d’alto livello. Va bene se avete una piccola/media attività, ma dopo, sarete costretti ad abbandonarlo (purtroppo)(a meno che giusto giusto lavoriate come dipendenti di Red Hat o OpenSUSE).
Si, va bene: sui server rimane un dominio incontrastato di Linux, ma ciò è logico visto ciò che offre in quell’ambito, ma sono “piccole” eccezioni (i server non sono piccola cosa va bene, avete ragione, ma se all’utente non dai un impatto desktop, quello non saprà mai manco cos’è un server).
Adobe arriverà mai su Linux? Probabilmente no, ma ci spero. In fondo, dipende esclusivamente dall’indice di diffusione del sistema. Per il momento, godetevelo durante il proprio frammentario sviluppo, magari un giorno le cose cambieranno.
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