By Peppe Labor
Fino a qualche anno fa, l’evoluzione degli alimentatori era orientata alla progressiva crescita della potenza erogata (si era arrivati oltre i 1000 watt), in funzione anche della corsa dei processori verso velocità sempre più elevate. Da quando la corsa dei processori si è arrestata di fronte al problema delle temperature, l’evoluzione degli alimentatori si è indirizzata piuttosto verso l’efficienza, cioè verso il miglioramento del rapporto fra la potenza distribuita ai componenti del sistema e quella assorbita dalla rete elettrica.
È raro oggi aver bisogno di 400 Watt (questa soglia si supera solo nei sistemi di fascia alta, che lavorano con schede grafiche di grande potenza): poniamo dunque che un alimentatore per fornire ai componenti del sistema 400 Watt debba assorbirne 500 dalla rete: la sua efficienza sarà dell’80%, e questo significa anche che il 20%, pari a 100 Watt, va sprecato sotto forma di calore. Se l’efficienza dell’alimentatore aumenta, ci sarà meno spreco di energia sotto forma di calore, con un beneficio anche per la bolletta dell’energia elettrica, perché ovviamente saranno minori i consumi.
Le cifre in gioco non sono sicuramente enormi, ma lo spreco non è mai una buona cosa: oltre a essere un indicatore della (cattiva) qualità del progetto, bisogna sempre pensare a quanto possa incidere ogni piccolo risparmio, moltiplicato per il numero delle macchine in circolazione, sul piano ecologico. Un alimentatore (che deve convertire la corrente alternata a 220 volt della rete in corrente continua a 12, 5 e 3,3 volt, per i sistemi moderni) non ha sempre la stessa efficienza in tutte le condizioni: normalmente la sua efficienza è massima intorno alla metà del carico, diminuisce lentamente verso il minimo e rapidamente procedendo verso il massimo.
Questo significa che, se si deve fornire l’alimentazione a un sistema che ha bisogno di 350 Watt, l’ideale è un alimentatore di potenza doppia, 700 Watt; un alimentatore meno potente funzionerà egualmente, ma consumerà di più e sprecherà di più. Nei modelli migliori, l’efficienza a metà carico può essere superiore anche all’85%, mentre quando il carico è vicino alla potenza massima dell’alimentatore l’efficienza può scendere al 70%. Un’organizzazione internazionale, denominata 80 Plus, indipendente dai produttori, fornisce oggi certificazioni di vario livello, testando gli alimentatori a tre diverse percentuali di carico (20, 50 e 100 per cento) e misurandone l’efficienza.
Le certificazioni rilasciate sono quattro: 80 Plus, 80 Plus Bronze, 80 Plus Silver, 80 Plus Gold, in base a queste valutazioni.
Come si fa, però, a sapere di quale potenza ha bisogno il sistema che si vuole realizzare, che si è acquistato e che magari si vuole aggiornare o potenziare? Bisogna pazientemente raccogliere le specifiche dei singoli componenti e sommare tutti i carichi, un lavoro abbastanza noioso che può diventare abbastanza difficile se si sta mettendo mano a una macchina di una certa età di cui magari non si hanno a disposizione tutti i manuali.
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