LTE in Italia: buona la copertura ma il popolo… non lo vuole!
Ahimé, per gli Italiani l’Italia è fin troppo spesso sinonimo di arretratezza tecnologica ed aspetti sui generis ben consolidati che continuano ad arrivare in ritardo. E se fino a qualche tempo fa si poteva dire la stessa cosa della diffusione della tecnologia LTE – confidenzialmente nota come “4G” -, grazie agli sforzi congiunti dei maggiori operatori di telefonia mobile, degli incentivi statali e della fedeltà degli utenti la situazione nell’ultimo anno si è capovolta.
Si, perché stando a quanto emerge dal 6° Rapporto di Asstel sulle comunicazioni in Italia nel 2015, a Marzo 2015 la copertura a banda ultra larga mobile 4G ha raggiunto in Italia l’84% della popolazione, superando addirittura la media europea (80%) e piazzandosi al secondo posto tra i paesi dell’UE, preceduta soltanto dal Regno Unito. E c’è di più: l’Italia registra il tasso più alto di crescita di questo tipo di infrastruttura in UE (dal 55% all’84% in un anno), e si stima – in base ai piani degli operatori – che nel prossimo 2017 la copertura salirà al 95% della popolazione.
Neanche questa volta potevano essere soltanto complimenti: i numeri riguardo la copertura e la disponibilità delle infrastrutture parlano chiaro, questa volta il “problema” è la richiesta da parte degli utenti. L’Italia è infatti il vero e proprio fanalino di coda dell’Europa per utilizzo dell’LTE: a fine 2014 soltanto il 6% delle SIM Italiane aveva un contratto 4G, in contrapposizione a numeri ben più alti provenienti da altri paesi Europei – 12% in Spagna, 18% in Regno Unito, 20% in Germania.
Un dato abbastanza allarmante visti gli sforzi di cui parlavamo poc’anzi, ed il rischio degli operatori di vederli ulteriormente vanificati a causa di alcuni problemi sorti all’interno del decreto Comunicazioni: una tecnologia, quella del 4G, che in Italia esiste ed ha alla base un’infrastruttura ad oggi molto estesa, ma che viene quasi del tutto ignorata dalla popolazione del mondo mobile.
Le cause potrebbero essere diverse, prima tra tutte il prezzo a volte troppo alto con cui gli operatori di telefonia mobile offrono questo tipo di contratto – encomiabile a tal proposito l’iniziativa di Tre Italia, che ha azzerato i costi del 4G per chi già possiede un piano dati -, o ancora la poca informazione degli utenti riguardo i vantaggi che Internet mobile ultra-veloce potrebbe portare con sé.
Ma non bisogna trascurare un terzo aspetto, sfortunatamente abbastanza allarmante: gli utenti italiani potrebbero addirittura non avere ancora bisogno della potenza del 4G per la prevalente mancanza – o per la poca diffusione – di servizi che necessitano di una connettività mobile ad alta velocità, quali potrebbero essere ad esempio lo streaming in mobilità o la possibilità di disporre di documenti in cloud (o addirittura interi sistemi operativi) da qualsiasi posto.
E ritorniamo al discorso iniziale: l’Italia è fin troppo spesso sinonimo di arretratezza in campo tecnologico. Abbiamo il 4G ma non sappiamo come sfruttarlo e ciò è come disporre di una cucina professionale ed usarla per preparare una tazza di tè. Triste, no?
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