OpenOffice è morto. Viva OpenOffice!
Con una lunga email sulla mailing list di sviluppo, il Vice Presidente di Apache OpenOffice Dennis Hamilton ha aperto nei giorni scorsi una (intensa!) discussione sul futuro della più famosa suite per l’ufficio libera. La questione è se lo sviluppo del progetto sia ancora sostenibile. La cronica mancanza di sviluppatori, impossibilitati anche a chiudere i problemi più seri (come questo, risolto poi con fatica), mette in serio pericolo il destino del software, tanto è vero che da ormai quasi un anno non si vedono nuovi rilasci.
Una lunga storia, tra alti e bassi
La storia di OpenOffice è costellata da mille vicissitudini. La suite nacque nel lontano 1985, con il nome di StarOffice, come alternativa alla più famosa suite per l’ufficio. Fu acquisita poi nel 1999 da Sun Microsystems, che l’anno dopo decise di rendere disponibili i codici sorgenti.
Mentre StarOffice rimase ancora per qualche tempo come progetto proprietario, senza nessun reale sbocco, Sun diede vita a OpenOffice.org (detto anche OOo), che fu a lungo la migliore piattaforma libera per l’ufficio, con decine di milioni di download e installazioni.
La bella storia subisce un brusco scossone nel 2010, quando Oracle acquisisce Sun Microsystems, e con essa anche OpenOffice. Alcuni membri del progetto OOo creano un fork indipendente, a cui viene dato il nome di LibreOffice. Oracle – evidentemente poco interessata allo sviluppo di OpenOffice – la cede nel 2011 alla Apache Foundation.
Da allora, lo sviluppo delle due suite libere è proseguita in maniera indipendente e parallela, ma mentre LibreOffice acquisiva popolarità e attirava sviluppatori, arricchendosi di nuove funzionalità, e venendo adottata da numerose distribuzioni Linux (Ubuntu, per esempio), OpenOffice vivacchiava di ricordi del glorioso passato, rilasciando pochissime nuove versioni.
La fine della storia (?)
Come scrive lo stesso Dennis Hamilton, in questo momento ci sono “una mezza dozzina di sviluppatori che tengono insieme il progetto, e nessuna prospettiva di ulteriori aiuti”. Del resto i sintomi di un abbandono c’erano già nell’aria da tempo: nell’ultimo anno, nello stesso tempo nel quale OpenOffice usciva con un nuovo rilascio, LibreOffice rilasciava quattordici aggiornamenti (!). Il più grande rammarico per questo bellissimo progetto è il non avere saputo attirare nuovi contributori, dopo la scissione di LibreOffice.
Ma la situazione è ancora tutta in divenire. La mail di Hamilton ha generato un’accesa discussione sulla mailing list di sviluppo, e sono emerse proposte di fusione con LibreOffice, mentre altri volontari si sono fatti avanti offrendo il loro supporto (dubbio: cosa aspettavano?).
Non ho idea se questo momento per OpenOffice sarà un nuovo punto di partenza, oppure – dopo questa fiammata di interesse – lo sviluppo tornerà a languire. Sono però immensamente grato a chi ha permesso di rompere il monopolio del Grande Monopolista, a chi ha gettato le basi per un altro meraviglioso progetto qual è LibreOffice, a chi ha lavorato nell’ombra per sviluppare, tradurre, documentare e diffondere OpenOffice. A tutti loro, tutti noi sostenitori del Software Libero dobbiamo rendere un gigantesco GRAZIE, perché quello che noi adesso usiamo tutti i giorni e diamo per scontato, pochi anni fa non lo era affatto.
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