EU contro il terrorismo: Google, Facebook e altri collaborano
I recenti tragici attentati degli ultimi tempi sono arrivati come una sonora sveglia per l’Europa e tutti gli Stati Membri, sveglia che ricorda come il terrorismo sia una minaccia latente e come, anche grazie alla rete, questo tipo di propaganda si diffonda più rapidamente di quanto si riesca materialmente a seguire.
A braccetto con le minacce terroristiche vanno gli enormi flussi migratori che negli ultimi tempi fanno notizia e che, purtroppo, in alcune nazioni hanno scatenato reazioni razziste tra il popolo, spesso fomentato da alcuni schieramenti politici ed il cui incitamento all’odio razziale e religioso – sia contro i migranti che contro i musulmani non integralisti – viaggia indisturbato, fin troppo spesso, tra le reti sociali.
Le nuove normative sulla comunicazione sociale annunciate dall’Europa nella giornata odierna vanno a toccare in particolare questi due aspetti e fa piacere sapere come Facebook, Google (YouTube), Microsoft e Twitter – insomma quattro giganti della rete e del social – abbiano collaborato a stendere questo codice di condotta.
L’Europa, in nome del nuovo “Codice comportamentale” mirato a combattere l’incitamento all’odio e la propaganda terroristica sul proprio continente, impone a costoro di revisionare “la maggior parte dei” contenuti propagandistici o razzisti presenti sulle proprie reti entro 24 ore dalla segnalazione e di procedere, se necessario, all’eliminazione. Come sottolinea Vĕra Jourová, commissario Europeo alla giustizia e alle pari opportunità,
I recenti attacchi terroristici ci hanno ricordato la necessità di identificare i discorsi d’odio illegali online. Sfortunatamente, i social media sono tra gli strumenti che i gruppi terroristici usano per radicalizzare i giovani e diffondere la violenza e l’odio.
Inoltre Facebook, Google e compagnia cantante saranno tenuti a identificare e promuovere storie presenti sulle rete che vanno contro le correnti razzistiche o terroristiche citate poc’anzi. Sicuramente l’Europa, con il suo (giusto) provvedimento, mette in qualche modo in difficoltà le piattaforme sociali poiché si tratterebbe di eliminare contenuti – con facile grido alla “censura” – ma, come spiega Lie Junius di Google, si tratta di una pratica non nuova per i social media:
Ci impegniamo a dare alla gente accesso alle informazioni attraverso i nostri servizi ma abbiamo sempre proibito i discorsi illegali di incitamento all’odio sulle nostre piattaforme. Abbiamo sistemi efficienti per revisionare le notifiche valide in meno di 24 ore e rimuovere i contenuti illegali. Siamo lieti di lavorare con la Commissione per sviluppare approcci di regolamentazione che possano combattere l’incitamento all’odio online.
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