Google pensa al futuro della tecnologia, Apple rimasta 30 anni indietro

By Manuel Baldassarre

palmare

Matias Duarte, vice presidente design di Google, ha recentemente concesso un’intervista ai colleghi di Wired per parlare in generale sul futuro della tecnologia smart e, ovviamente, del design. Quello che ne è venuto fuori è il morboso attaccamento – da parte delle industrie tecnologiche – a degli standard ideati ormai 30 anni fa che si rifanno poi sui consumatori che credono di essere al passo coi tempi.

PalmPilot, 1997

Il poco spirito di iniziativa e di cambiamento – dice Duarte – si riscontra anche nella tecnologia smart più recente. Basti pensare al nuovissimo iPad Pro o al Surface 4 (tanto lodati dalla critica): essi non sono altro che portatili più potenti della generazione precedente ma che non introducono nulla di nuovo.

Si tratta di una nuova camicia, ma con lo stesso nome!

Apple, a cui spetta il primato di aver creato un dispositivo che potesse contenere tutte le idee e gli elementi che diedero vita all’interfaccia utente di uno smartphone, rimane “cristallizzata” a 8 anni fa riproponendo un display fatto da file di icone quadrate da organizzare, idea che risale ai palmari di 30 anni fa. Google – continua Duarte – deve ringraziare Apple ed in particolare iPhone da quale attinse inspirazione per creare l’interfaccia utente di Android (poi mescolata e ravvicinata a quella di BlackBerry di allora) ma allo stesso tempo il suo design si è evoluto cercando inspirazione in una visione più ampia del futuro della tecnologia.

iPhone

“nient’altro che delle righe di quadratini organizzabili”

Secondo Duarte, e qui veniamo al succo del discorso, il futuro della tecnologia non è né lo smartphone né il computer sulla nostra scrivania:

Il fatto che ci sono sempre più schermi e sempre più device che sono ‘smart’, entrambi integrati nelle nostre case ma anche sul nostro corpo, sta generando nuovi tipi di problemi che, a loro volta, stanno creando nuovi tipi di opportunità!

I computer del futuro – asserisce Duarte – sfumeranno andando in secondo piano, creando una “rete” (un ecosistema) più umana e meno distruttiva per le nostre vite, come invece lo è ora.

Così, con il 2016 appena cominciato, nel mondo della tecnologia secondo Duarte c’è una sottile tensione che porta i consumatori e soprattutto le aziende tecnologiche a cercare qualcosa di diverso – qualunque cosa purché sia diversa – specialmente nel mondo degli smartphone:

ormai si inizia a sentire la loro età e si va alla ricerca di qualcosa di nuovo

Ed è proprio ciò che Matias Duarte sta facendo, grazie a Google, che gli ha permesso di lavorare ad un progetto di design che loro descrivono come “incubatore di design” dando vita a sottili ma potenzialmente radicali cambiamenti. Basti pensare al “material design” fortemente voluto da quelli di Mountain View, la semplificazione e l’appiattimento dell’aspetto (una volta caotico) di Android, che lascia spazio ad un ecosistema complesso ed integrabile nelle nostre vite di tutti i giorni.

material design

uno sguardo al material design, e Android Wear

E allora la domanda da fare rimane una sola: Dove sarà arrivata la progettazione – sia digitale che di design – fra 10 anni? Saremo ancora bloccati nell’utilizzare GUI e smartphone basati sul modello iPhone? Duarte risponde così:

Spero di no. Davvero non spero. Ciò mi renderebbe molto triste e sto facendo del mio meglio per fare in modo che questo non accada. Questa è una delle cose a cui tengo con passione. Faccio del mio meglio per fare in modo che tra 10 anni non si stia seduti con un computer portatile o andando in giro con un telefono. Ma invece si lavori con un ecosistema molto più ricco, fatto da una maglia continua di dispositivi e interfacce.”

L’articolo Google pensa al futuro della tecnologia, Apple rimasta 30 anni indietro appare per la prima volta su Chimera Revo – News, guide e recensioni sul Mondo della tecnologia.

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