[Editoriale] Cosa manca a Linux per imporsi nel mercato gaming?
Natale è passato, e finalmente questo 2015 sta per lasciarci, per dare spazio al 2016. Anno ricco di speranze e di sogni per tutti i fan del mondo Linux, viste le altisonanti promesse che le varie case produttrici (in primis Valve, NVIDIA, AMD ed Intel) hanno annunciato per il Pinguino più amato del globo, soprattutto in ambito gaming.
E’ inutile che io ripeta qui per l’ennesima volta tutto quello che ha in serbo per noi il prossimo anno, ma invece in questo editoriale vorrei soffermarmi su tutto quello che io, personalmente, vorrei vedere per il prossimo anno su Linux. E più nello specifico nell’ambito gaming.
Prendetela un po’ come una mia personalissima letterina di Natale, forse un po’ in ritardo, indirizzata a Babbo Gaben, a Linus Bambino ed a Mark la Befana. Iniziamo allora.
Oh oh oh! Buoni saldi! O forse era buon Natale? Beh ormai sono quasi la stessa cosa…
Sistema di certificazione driver
Microsoft ha introdotto da parecchi anni un sistema che certifica quando un driver è stato approvato per l’utilizzo sulle varie versioni del sistema operativo Windows, chiamato WHQL Testing. Tale procedura permette d’identificare rapidamente quali driver sono approvati ufficialmente dalla casa madre del SO per il funzionamento su di esso, e servono anche come garanzia per chi produce software per tale sistema che funzioneranno alla perfezione.
WHQL nacque con Vista, ma all’inizio i risultati non furono spettacolari, anzi…
Per esempio, Sky Go e Mediaset Premium richiedono che sia installato un driver video certificao WHQL per il corretto streaming.
Visti i molteplici problemi che i vari driver, video e non solo, hanno su Linux da tempo immemore, perchè non si crea un sistema di certificazione simile anche nel mondo Linux? Per esempio Canonical (ma anche Red Hat o SUSE), che dovrebbe avere tutto l’interesse ad avere driver funzionanti al 100% con Ubuntu, non potrebbe, chessò, introdurre un UHQL Testing, in modo da certificare quali driver sono approvati con la distro e quali no?
Sarebbe inoltre un ottimo incentivo per tutte quelle case che necessitano proprio di driver di alta qualità per i propri software (non solo nell’ambito gaming, basti pensare in quello di videoediting o di fotoritocco). Ed un eccellente deterrente per alcuni (vedi AMD o Broadcom) a continuare a rilasciare software di pessima qualità.
Ristrutturazione del sistema audio
Uno degli elementi più critici del mondo Linux è di sicuro il sistema audio: troviamo infatti in tutte le distribuzioni moderne (SteamOS compreso) un’architettura formata da un mix di ALSA e PulseAudio, che si traduce in un autentico disastro.
Al momento infatti l’architettura audio di Linux conta ben sei layer di astrazione audio tra la periferica e l’applicativo che la sta utilizzando (driver kernel ALSA -> librerie ALSA ( -> dmix ) -> PulseAudio server -> librerie ALSA + PulseAudio backend -> Applicativo), che causano un sacco di problemi di latenza audio e di mancato riconoscimento della sorgente in entrata ed in uscita da parte dei vari applicativi.
Sembra il diagramma delle varie società di Alphabet…
Inoltre, per via della complessità di questo sistema, applicativi come Spotify, Skype, OBS Studio, VLC Media Player, Audacity o TeamSpeak spesso e volentieri vanno in conflitto se aperti in contemporanea, mandandosi a vicenda in crash quando si tenta di accedere ad una risorsa audio già occupata.
Per uno youtuber od uno streamer, inoltre, la situazione è ancora peggiore, in quanto OBS deve lavorare in contemporanea con i vari giochi in esecuzione sullo Steam Runtime che, su configurazioni a 64 bit, si poggiano su librerie a 32 bit, rendendo ancora più complessa la situazione ed aumentando il rischio di crash.
Insomma, una rielaborazione profonda del sistema audio di Linux è quanto mai essenziale, se vogliamo davvero essere competitivi con Windows.
Killer application
E’ un punto fondamentale in qualsiasi sistema operativo. Avere un parco software ricco di killer application, che possono far tendere o meno l’ago della bilancia verso la propria soluzione rispetto che a quella concorrente.
Linux possiede già diverse applicazioni utili nel mondo gaming e non solo, ma non sono di certo sufficienti. E’ completamente assente infatti un editor video di livello professionale (Lightworks non conta, è di una complessità troppo elevata), con Cinelerra, Kdenlive ed OpenShot che sono si discrete alternative a Sony Vegas ed Adobe Premiere ma non di certo al loro livello. E per un mondo dove la creazione di video di gameplay è sempre più diffusa è una gravissima mancanza.
Questo è uno screen del 2009, ma essenzialmente a livello d’interfaccia Cinelerra è rimasto uguale ad allora
Inoltre, mancano tutti quei sistemi ausiliari ai driver video, come pannelli di controllo avanzati, software di benchmarking, software di overclocking, che sono a dir poco essenziali ad un sistema operativo orientato al gaming.
Non bastano purtroppo solo i videogiochi: senza software di supporto, non si va da nessuna parte.
La magica triade dei titoli AAA
Pensate al catalogo Steam per un attimo. Quali sono forse i tre titoli (non Valve) più rappresentativi di tutta la libreria? Quei titoli che davvero rendono di carattere l’offerta dello store di Valve?
A mio parere sono tre: Grand Theft Auto V, Fallout 4 e Call of Duty: Black Ops III. E nessuno dei tre è stato ancora portato su Linux. Non si può pensare di proporsi come alternativa a Windows senza avere questi tre colossi disponibili sulla propria piattaforma.
Sta a Valve in questo caso spingere su Rockstar, Bethesda e Activision Blizzard per realizzare il prima possibile il porting di questi tre titoli per il Pinguino.
Una distribuzione di riferimento per i PC desktop
Su console c’è SteamOS. E ok, ci siamo. Ma per i PC desktop, che quindi necessitano di essere usati con mouse e tastiera?
Mi risponderete: c’è Ubuntu, la distro dove effettivamente tutti gli sviluppatori programmano i propri titoli per il Pinguino e li testano anche per l’utilizzo su SteamOS. Ma al momento, che stabilità e solidità può garantire il sistema di Canonical?
Il SO si basa su un ambiente desktop, Unity, basato su una tecnologia morta e sepolta come Compiz, con pezzi presi a caso da GNOME (Nautilus, il gestore impostazioni, GEdit, ecc.) e forkati alla bell’e meglio da Canonical ed altri sviluppati internamente ma anch’essi ben poco stabili (o del tutto abbandonati come Ubuntu Software Center), che rendono l’ambiente desktop uno dei più instabili sulla piazza.
Ormai queste schermate sono la norma per gli utenti Ubuntu…
Basti pensare che il progetto “figlio” di Ubuntu, Linux Mint, è riuscito a sviluppare non uno, ma ben due ambienti desktop (Cinnamon e MATE) che come stabilità e funzionalità fanno assolutamente impallidire Unity.
Inoltre Canonical sembra essersi arenata coi suoi progetti proprietari di Mir e Unity 8, oltre che con Ubuntu Touch, che si trovano ancora in uno stadio pressochè embrionale e non si sa quando saranno effettivamente pronti per il rilascio pubblico. Il tutto mentre Wayland è sempre più prossimo all’adozione definitiva da parte di Fedora e la maggior parte degli ambienti desktop (GNOME, KDE, E19, MATE, LXQt, ecc.) è in fase di porting su di esso.
Come si può ritenere una distro che versa in questo stato “di riferimento” per il gaming su Linux? E’ assolutamente improponibile. Linux Mint si è dimostrata essere parecchio più affidabile da ormai 2 anni, Fedora è ormai il caposaldo dell’innovazione sul Pinguino ed Ubuntu perde sempre più utenti, stufi dei continui problemi di Compiz ed Unity.
Fossi in Canonical rivedrei alla svelta i propri piani.
L’articolo [Editoriale] Cosa manca a Linux per imporsi nel mercato gaming? appare per la prima volta su Chimera Revo – News, guide e recensioni sul Mondo della tecnologia.
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