Distrazioni dietro l’angolo: si può davvero morire di selfie?

By Jessica Lambiase

primo-selfie

Siamo abituati a chiamarli selfie a causa del gergo giovanile (ed estremamente modaiolo) diffusosi per primo tra i social media e successivamente nel linguaggio comune durante gli ultimi anni, d’altra parte la moda dell’autoscatto trova radici antiche, davvero antiche, estremamente antiche: sapevate che il primo “selfie” in assoluto risale al 1839, quando Robert Cornelius – un fotografo amatoriale – decise di immortalare il riflesso di se stesso in una vetrina con uno dei primi dispositivi fotografici?

Cosa sarebbe successo in futuro è semplicemente storia recente: prima gli scatti con le classiche “macchine fotografiche” riflessi allo specchio, stessa cosa sarebbe poi successa con le fotocamere digitali, poi con quelle posteriori degli smartphone… e infine, per coronare l’immensa ed ormai incontrollata diffusione di questo a tratti fastidioso fenomeno, sono arrivate le fotocamere anteriori dei vari dispositivi a colmare il “gap” tra celebrità e diffusione.

La ciliegina sulla torta è poi il bastone da selfie, un “prolungamento” del braccio che permette di catturare autoscatti ancora migliori.

Per dirla in parole povere, prima per fare un selfie serviva uno specchio, che non si poteva trovare ovunque; ora basta uno smartphone, e lo smartphone ce l’hanno tutti e lo portano con sè in ogni dove. In questo caso, bisogna dirlo, purtroppo.

“Purtroppo”… perché un po’ lo scarso senso di responsabilità che caratterizza alcuni auto-foto-amatori, un po’ per la moda che i selfie rappresentano ad oggi, un po’ per “colpa” di social network come Instagram e simili che associano al selfie più bello il concetto di celebrità facile.. i casi in cui la gente finisce per farsi male a causa degli autoscatti aumentano a dismisura ogni giorno che passa. E, addirittura, c’è chi muore di selfie.

Secondo una ricerca pubblicata da Mashable, infatti, nel solo 2015 avrebbero fatto più morti i selfie che gli squali: l’ultimo caso è quello di un turista giapponese, caduto mortalmente dalle scale del Taj Mahal nel tentativo di scattarsi un bel selfie. Il primo motivo della morte da selfie è proprio la caduta accidentale, seguito a ruota dall’essere investiti da un treno.

Ma in questo caso (e quello dei treni è solo un esempio) qualcosa cambia: oltre all’eventuale distrazione, ha purtroppo preso piede il fenomeno dei “daredevil selfie” – ovvero quelle foto catturate in posti e situazioni estremamente pericolose per la vita dei soggetti, i quali spesso hanno poca esperienza e finiscono per farsi male proprio a causa delle scarse o inesistenti precauzioni di sicurezza.

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Un ‘daredevil-selfie’ made in Russia

Che sia con un treno in corsa, da un’altezza spropositata, durante un’esplosione o quando si è rincorsi da qualche animale (qualcuno ha detto… toro?), il cosiddetto daredevil selfie è la rappresentazione di come l’essere umano (in particolar modo se giovanissimo) sia in genere in cerca di celebrità ad ogni costo poiché, spesso e volentieri, scatti di quel genere finiscono per diventare virali.

Il punto è che una persona con un briciolo di senso di responsabilità eviterebbe di fare cose del genere, così come eviterebbe di usare lo smartphone mentre cammina per strada (con il rischio di cadere o peggio ancora di essere investito) o mentre guida un’automobile: il problema ancora una volta non è il come, ma il chi.

L’insieme delle cose che tengono in piedi questa moda (l’essere sempre connessi, la fotocamera anteriore, il bastone da selfie…) diventa pericoloso non per natura ma nel momento in cui finisce nelle mani sbagliate, e vista la diffusione ad oggi di app come Instagram, di smartphone con annessa fotocamera anteriore (basti pensare che è in crescente aumento il numero di selfie-phone, ovvero quei dispositivi progettati con in mente l’obiettivo di migliorare gli autoscatti) è molto probabile che ciò accada, soprattutto tra i più giovani – il cui senso di responsabilità, per definizione, è spesso molto vicino allo zero.

Si tratta visibilmente di un fake, ma rende perfettamente l'idea di irresponsabilità

Si tratta visibilmente di un fake, ma rende perfettamente l’idea di irresponsabilità

Per arginare i pericoli collegati a questo fenomeno molti luoghi pubblici (l’esempio lampante? I parchi tematici Disney) hanno cercato di scoraggiare gli utenti a scattare selfie bandendo l’uso del bastone ma, seppur apprezzabile, non sarà questo a fermare i selfie-addict che per un attimo di celebrità metterebbero a repentaglio la loro stessa vita; basterebbero una buona consapevolezza dei pericoli associati ed un pizzico di buon senso a far tornare l’auto-scatto qualcosa di innocuo ed apprezzabile.

Lo stesso buon senso che dovrebbero avere i pedoni e chiunque sia alla conduzione di un mezzo nell’usare il proprio dispositivo. Ma la gente a piedi sbatte ancora di viso nei pali per controllare i messaggi su WhatsApp. Per le strade si fanno ancora incidenti perché il conducente era intento a scrivere uno stato personale su Facebook. E, sinceramente, non vedo perché non si dovrebbe continuare pure a morire di selfie… almeno fin quando il selfie andrà di moda, ovvio.

L’articolo Distrazioni dietro l’angolo: si può davvero morire di selfie? appare per la prima volta su Chimera Revo – News, guide e recensioni sul Mondo della tecnologia.

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