Facebook, un brevetto per tracciare le fotocamere usate dagli utenti
L’avvento dei social network ha portato con sé un aumento critico del fenomeno del furto d’identità: creare un profilo “clone” (e ovviamente falso) è un attimo, basta conoscere il nome ed il cognome del proprietario ed avere a disposizione una serie di immagini che gli appartengono. Il che, considerato che le amicizie su Facebook vengano concesse in molti casi con leggerezza e che per tanti utenti le corrette impostazioni per la privacy dei propri contenuti suonano un po’ come il cinese mandarino, è affare piuttosto semplice.
E poi ci sono i profili duplicati, tutti quegli utenti che per un motivo o per un altro vogliono tenere “separate” più vite parallele – pur usando i medesimi strumenti sociali – o che si divertono a dare vita ad animali o addirittura oggetti tra le pagine sociali (ho visto più gatti con nome, cognome e abilità di parola di quanti voi possiate immaginare…).
Su Facebook, sia il furto d’identità che i profili duplicati rappresentano una violazione dei ToS e, stando ad un brevetto recentemente depositato all’USPTO, il social network avrebbe intenzione di porre parzialmente rimedio a ciò “tracciando” le fotocamere usate per scattare foto ed associandole ai potenziali proprietari.
Dunque, l’obiettivo è quello di creare una sorta di fingerprint (un’impronta digitale) che possa aiutare Facebook a riconoscere ed associare al proprietario le fotocamere usate per acquisire le immagini pubblicate tra le sue pagine; tra i particolari che possano meglio definire questa fingerprint e limitare al minimo le possibilità di errore, figurano:
- il riconoscimento dei metadati della fotocamera (marca, modello);
- il riconoscimento di eventuali danni alle lenti, pixel danneggiati, riflessi o artefatti;
- le informazioni GPS delle immagini caricate;
- le convenzioni sui nomi delle immagini caricate;
- i dati sul riconoscimento facciale delle immagini caricate;
Insomma dati che presi singolarmente non sarebbero in grado di tracciare un profilo esatto di una fotocamera men che meno di associarla all’utente proprietario ma che, con un buon numero di immagini caricate da ciascun utente, per la legge dei grandi numeri potrebbero rappresentare un’impronta digitale – sicuramente non infallibile ma, con l’andar del tempo, piuttosto precisa.
Cosa succede? Semplice: se due o più profili caricano troppo spesso le immagini provenienti dalla stessa fotocamera Facebook lo saprà, e saprà identificare il reale proprietario dello strumento (così da scongiurare potenzialmente fake e furti di identità); se due o più profili caricano un piccolo quantitativo di immagini provenienti dalla stessa fotocamera, Facebook saprà che questi sono collegati; se un’immagine panoramica verrà scattata da una precisa fotocamera appartenente ad un iscritto e caricata su un qualsiasi profilo, ci sono ottime probabilità che Facebook sappia chi ha scattato quella foto.
Agghiacciante? Forse, ma Facebook lascia intendere di aver depositato tale brevetto esclusivamente per tutelare i suoi ToS. Dopotutto non è detto che una tecnologia simile verrà di fatto implementata: la presenza di un brevetto non sempre sfocia con una creazione vera e propria.
L’articolo Facebook, un brevetto per tracciare le fotocamere usate dagli utenti appare per la prima volta su Chimera Revo – News, guide e recensioni sul Mondo della tecnologia.
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