Selfie: quando farsi le foto sulle tragedie è moda
Continuano le nostre rubriche dedicate all’intrecciamento tra nuove tecnologie e il vissuto quotidiano di tutti i giorni, che sempre più spesso porta ad esiti a dir poco disdicevoli. Stavolta motivo di pensiero e di riflessione del sottoscritto è il selfie: letteralmente autoscatto, tale termine è nato per rendere più “modaiola” una pratica da sempre figlia della fotografia, ma che necessitava di una “svecchiata” e di una denominazione molto più Web 3.0, che attirasse qualsiasi individuo di qualsiasi estrazione sociale.
Et voilà: ricchi o poveri, belli o brutti, sorridenti o seri, tutti ma proprio tutti amano mettersi in mostra con un bel selfie da soli o in compagnia, pronto ad essere caricato sui social network. La voglia di esporsi, di mettersi in mostra e di essere apprezzati e/o compiaciuti dal resto della società digitalizzata ha portato però a risultati a dir poco spiacevoli, se non addirittura di puro menefreghismo verso il prossimo: un selfie davanti ad una tragedia tira più di qualsiasi cosa! Cosa attira di più le persone? Ciò che spaventa, e in questo assurdo meccanismo dell’orrore è nata la moda di farsi una foto o un bel selfie in posti dove magari sono morte pure delle persone, in onore della moda!
Alcuni validi esempi di selfie dell’orrore o in alcuni casi di un vero e proprio “turismo del macabro”.
Le foto sull’isola del Giglio, dove era possibile vedere e fotografare il relitto della Costa Concordia (32 morti).
E cosa dire di un bel selfie con dietro un incendio? Sai le visite e i like!!! (???)
Siamo naufragati e siamo in pieno oceano a galleggiare in attesa dei soccorsi? Cosa mi frega degli squali io mi sparo (forse) l’ultimo selfie!
Si sta formando un bel tornado e siamo pure in direzione del vento? Selfie SUBITO, veloce a 300 Km/h!
E poteva mancare un selfie ad Auschwitz? Cioè se non ti fai un selfie lì, che ci vai a fare??? Una sola parola: vergognosa!
La nonna è morta? Vai di selfie, da spedire direttamente al profilo Facebook della Mietitrice!
Ma ancora, andiamo a qualche ora fa qui in Italia; grande tornado sulla Riviera del Brenta, vicino Venezia: i soccorritori sono ostacolati nel loro lavoro da gente venuta sul posto solo per fare un selfie vicino alle macerie e alla distruzione!
Penso che possiamo fermarci qui, abbiamo visto abbastanza.
Foto sulle tragedie: conclusioni
E cosa c’è da concludere? Le foto parlano da sole. Per un po’ di notorietà sul Web si è disposti a scendere a forti compromessi e si butta alle ortiche secoli di evoluzione e di regole morali e civili: c’è un morto? Selfie! C’è una tragedia? Selfie! Siamo tutti morti: selfieeee!
La gente mai come in questa generazione è affamata di successo e notorietà, e per ritagliarsi il proprio momento di gloria si è pronti a tutto anche a fregarsene degli altri e delle tragedie, dei pianti, delle sofferenze e delle difficoltà “per un pugno di like in più!”.
Una cosa così innocente alla fine, un selfie, diventato vero e proprio strumento dell’orrore specie nelle mani della gente più ignorante e becera. Forse, sotto sotto, ha ragione Umberto Eco:
“Internet? Ha dato diritto di parola agli imbecilli: prima parlavano solo al bar e subito venivano messi a tacere”
L’articolo Selfie: quando farsi le foto sulle tragedie è moda appare per la prima volta su Chimera Revo – News, guide e recensioni sul Mondo della tecnologia.
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