Ufficiale: addio ai costi di roaming in UE dal 2017
Sarebbe dovuto succedere nel 2015, poi nel 2016, poi nel 2018 ma… alla fine sarà 2017: finalmente l’Unione Europea ha raggiunto un accordo con i fornitori di servizi di telecomunicazione degli Stati Membri – fino ad ora i principali “detrattori” di questa iniziativa – che permetteranno di abbattere definitivamente i costi di roaming internazionale tra gli stati UE.
Un passo importante reso estremamente complesso da numerose polemiche ed incertezze principalmente collegate ai fornitori di servizi, che in tal modo si vedrebbero mancare un’ulteriore entrata piuttosto importante: Paesi ed utenti contro provider, una guerra che dopo quasi due anni di tira e molla sembra essersi definitivamente risolta.
La data X decretata dal Parlamento Europeo durante l’attuale presidenza lettone è fissata al 15 Giugno 2017: a partire da quella data, se si possiede una SIM di un operatore di uno Stato Membro, chiamare da altri Stati UE costerà esattamente quanto chiamare dalla propria nazione di appartenenza. C’è comunque uno step intermedio prima della completa gratuità, step che avrà il via il prossimo 30 Aprile 2016: a partire da quella data chiamare dall’estero costerà 5 centesimi di euro al minuto, gli SMS costeranno 2 centesimi di euro e il roaming dati costerà 5 centesimi per MB, il tutto tasse escluse.
Ma la lotta degli operatori contrapposti a questo scenario ha comunque sortito un grosso effetto: l’accordo prevede infatti una sorta di clausola di salvaguardia che prevede che gli utenti non abusino della possibilità di chiamare dall’estero senza costi aggiuntivi; nel caso sia rilevato un abuso, gli operatori potranno introdurre una tariffazione ad-hoc al fine di recuperare i costi derivanti dall’abuso.
Ma non finisce qui, in quanto l’intesa raggiunta nelle scorse ore tocca anche un delicatissimo argomento: la Net Neutrality. E’ stato decretato infatti che gli operatori saranno tenuti a trattare il traffico di rete equamente, con la possibilità di rallentarlo solo ed esclusivamente in caso di saturazione completa della rete o di attacchi cybernetici mirati all’infrastruttura. Lascia però riflettere il secondo punto dell’accordo, che prevede la presenza di “accordi speciali” per i servizi che richiedono un livello di connessione “migliore” rispetto a quello globale. L’accordo recita comunque che tali concessioni potranno essere accordate soltanto nel caso in cui la qualità della rete sia generalmente buona.
E’ la definizione di “buona” che manca, almeno per il momento.
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