Windows 10: è ora possibile installare .appx esterni allo store
C’è una cosa che accomuna iOS, Windows 8.1 e Windows Phone 8.1: la politica di gestione dell’installazione delle app. Entrambi i sistemi operativi non hanno mai permesso (a meno che non si disponesse di un account registrato da sviluppatore) di effettuare il cosiddetto sideload di app, ovvero quella pratica di caricare indipendentemente app di terze parti esterne (e quindi non certificate) all’App Store o al Windows Phone Store.
Una pratica che Android, seppur con le dovute cautele, permette comunque da sempre esponendo sì il sistema operativo ad eventuali minacce esterne – nonostante questa sia assoluta responsabilità dell’utente -, ma lasciando una certa flessibilità che permetta a chiunque di caricare ed utilizzare app che non abbiano ricevuto il “benestare” del Google Play Store.
Neppure a dirlo questa funzionalità sarà inclusa in Windows 10, anzi in realtà lo è già: infatti l’opzione che abilita il sideloading dei file .appx di terze parti (le Store App) – ovvero quelli non presenti sul Windows Store – è già presente in Windows 10 Insider Preview build 10122. Ed è perfettamente accessibile a chiunque: è sufficiente recarsi in Impostazioni > Per Sviluppatori e decidere se abilitare l’intera modalità sviluppatore o soltanto il sideloading dei file .appx.
Un’opzione del tutto simile è presente anche in Windows 10 mobile, il che mette il sistema operativo di Microsoft – sotto questo aspetto – al pari della controparte Android. Ciò significa principalmente che se per un motivo o per un altro Microsoft dovesse decidere di non includere determinate app sul Windows Store (come client BitTorrent, particolari tipi di downloader o simili) lo sviluppatore sarà libero di distribuire l’appx e l’utente sarà assolutamente libero di installarla.
Ciò comunque potrebbe potenzialmente causare problemi di sicurezza poiché, purtroppo, non tutti gli utenti sono prudenti abbastanza da sapere quale app di terze possa essere affidabile e quale no: un’arma a doppio taglio che va gestita con estrema parsimonia ma che, in nome dell’apertura (mentale e materiale) che Microsoft porta avanti già da un po’, aggiunge un altro tassello al discorso di coerenza del big di Redmond.
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