Cosa fa innervosire gli utenti in ambito tecnologico? [Editoriale]
La tecnologia nasce con lo scopo di migliorare la vita di tutti i giorni: dalla ruota fino al Galaxy S6 Edge tutto è stato pensato per permetterci di fare cose che prima erano impensabili o difficilmente raggiungibili.
Ma la stessa tecnologia porta con sè un lato “oscuro”, che pochi potevano prevedere: più diventiamo tecnologici più rischiamo di diventare frustrati, di aumentare il nostro livello di stress a causa di quella che molti esperti chiamano “sindrome della semplicità”: se la tecnologia ci facilita indubbiamente la vita, una minima variazione di questa semplicità ci farà uscire “pazzi” perché non più abituati a farne a meno.
Qualsiasi tipo di tecnologia funziona bene se si sa come utilizzarla, ma il minimo errore o problema rischia di farci diventare dei matti furiosi, ci costringe a raddoppiare gli sforzi per tornare alla semplicità acquisita, impiegando il doppio del tempo per ottenere la semplicità perduta rispetto al risolvere il problema senza alcuna semplicità (pensiero contorto).
Il mondo tecnologico, specie quello informatico, è pieno di problemi che portano il nostro livello di stress a livelli inimmaginabili, spesso inconsciamente. Vediamo insieme quelli più subdoli e “malvagi”. Se anche solo 2 dei problemi descritti vi riguardano, meglio esserne consapevoli: siete già sotto stress!
La batteria del cellulare
Il re dello stress! Tutti noi non desiderano rimanere a piedi, tutti noi vogliamo assolutamente che il nostro nuovo smartphone faccia più di 12-14 ore altrimenti entriamo in astinenza da sapere tecnologico.
Nonostante le leggende riguardo alla durata mostruosa dei vecchi Nokia (3310 per esempio), chi ha vissuto quell’epoca era affetto dagli stessi problemi di chi oggi possiede un Samsung o un Apple: se la batteria durava meno di 3 giorni era un vero stress visto che spesso ce ne scordavamo proprio di caricarla, salvo poi (puntualmente secondo la legge di Murphy) rimanere a secco proprio mentre “messaggiavamo” via SMS con la tipa carina (o tipo) incontrata/o al bar! Quindi anche se le vecchie batterie coprivano tranquillamente i 3-4 giorni, erano troppo pochi per l’epoca e il primordiale Web era già pieno di guide su come calibrare, come ottimizzare e come potenziare la durata della batteria per arrivare a 10-12 giorni (!!).
Lo stress da batteria si è solo evoluto ed é diventato spasmodico con l’arrivo dei moderni smartphone: da 2-3 giorni si è arrivati a 10 ore scarse di autonomia (vuoi che i moderni smartphone fanno il triplo delle cose, vuoi che le batterie al litio non reggono il passo) e i nuovi utenti hanno solamente ereditato questo stress: il moderno Web è sempre pieno di guide su come calibrare, come ottimizzare e come potenziare la durata della batteria per arrivare a 12 ore.
Il bello è che questo stress si propaga a macchia d’olio sui social: tutti sono ansiosi di mostrare al mondo che toccano le 15 ore con il loro smartphone, i più geek non resistono alla voglia di mostrare wakelock, commentare insieme sul perché Gmail ruba batteria, fix per il deep sleep di quell’app e via discorrendo.
Tutto “per un pugno di ore”.
La batteria del cellulare quindi è la fonte primaria di stress tecnologico, qualsiasi sia il vostro livello di conoscenza informatica troverete sempre qualcuno ansioso di migliorare la durata della batteria, al punto da cambiare telefono solo per avere quello a n-mila mAh.
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Facebook (e i social)
E si…il social blu è al secondo posto per stress tecnologico. Tutti noi sappiamo che il pettegolezzo è nato dalla notte dei tempi, ma poter spettegolare stando comodamente seduti sul WC, semplicemente aprendo il proprio smartphone (che ha una sola tacca di batteria mannaggia, devo prendere il power bank!!!) è stato ed è tutt’ora il segreto del successo di Facebook, in particolare in Italia (che ricordiamo ha il miglior (?) rapporto tra popolazione ed iscritti a Facebook, nonostante l’arretratezza tecnologica del nostro paese).
Aggiornare lo stato, pubblicare ogni cosa noi facciamo, andare a spulciare chi o cosa ha fatto quello o questo, controllare quanti like ha preso la foto, controllare se il partner fa cose a noi gradite, sbattere lo smartphone (quasi scarico!) in testa al partner che ha messo il like a quel tizio/tizia, bloccare l’account, fare un nuovo account, spiare tutti gli account delle “papabili” a diventare la nostra nuova relazione, andare dietro a quelli o quelle già “sistemate”….ragazzi, di questo passo i giornali di gossip rimarranno all’asciutto!
Da queste righe goliardiche possiamo notare subito che Facebook ha successo proprio perché possiamo sapere i fatti di tutti ovunque. Fare i pettegoli è bello (per chi ha la tendenza a non farsi gli affari propri ovviamente) ma genera un livello di stress immane, che si ripercuote spesso su famiglia, amici e “amici geek” che devono correre a casa vostra se “Facebook non funziona, aggiustami solo quello il resto non mi interessa”.
E pensare che era nato per far rimanere in contatto amici delle scuole e delle università una volta terminati gli studi (il facebook è l’annuario che nelle scuole americane che racchiude il viso e i dati di tutti gli studenti di quell’anno).
Già solo avere Facebook ed entrare nei suoi meccanismi genera un livello di stress notevole, ma anche iscriversi ad altri social non aiuta visto che tutti (chi più chi meno) fanno mettere in contatto con altra gente e dove c’è contatto con la gente c’é inevitabilmente qualcuno che osserverà cosa abbiamo ottenuto da questo contatto.
Computer che si blocca o non si avvia
In parte è figlio del punto precedente, ma qualsiasi sia l’origine è sicuramente uno dei punti più “incazzosi” per chi vive di tecnologia: il nostro caro PC ha deciso di non partire oggi o di fare le bizze.
Oltre a scattare l’astinenza da Facebook, scatta anche l’astinenza da Internet in generale (certo abbiamo lo smartphone, ma se lo accendo 2 secondi perdo una tacca di batteria!!).
Avere il PC non funzionante anche solo per poche ore può mandare alla follia anche l’utente più tranquillo, specie se costui non è capace di ripararlo con le sue conoscenze.
E indovinate chi diventerà improvvisamente il “recettore” di tutte queste frustrazioni? Ma ovviamente il nostro migliore amico geek, lui sa come aggiustarlo e non chiederà mai nulla (errore madornale non cercare soldi! La bontà d’animo davanti a queste cose non paga): gli telefoniamo con il telefono fisso (lo smartphone non se ne parla è sotto carica) e lo riempiremo di domande, di dubbi, di urla e di pianti sul motivo per cui il PC non parte. Lo bombarderemo di messaggi e di chiamate finché non si degnerà di venire.
Risultato: un driver danneggiato ha danneggiato Windows, bastava F8 per ripristinare un punto precedente ma a conti fatti abbiamo ottenuto due persone frustrate: il proprietario del PC e l’amico che è corso a ripararlo.
Magari una ricerca su Google bastava a risolvere l’arcano.
I virus sul PC
Parente stretto del punto precedente, con l’aggiunta che in molti casi il PC necessita di maggiore manutenzione quindi andrà portato via dall’amico geek per pulirlo, formattarlo e farlo tornare come nuovo.
Provate a immaginare 2-3 ore senza PC di questo utente già sull’orlo di una crisi di nervi. Avete presente? Bene…ora moltiplicate tutto per 2-3 giorni. Oltre a telefonare come un dannato, pretenderà anche che in caso di formattazione dobbiamo salvare le foto, i documenti, i video…tutto deve tornare come nuovo, ma senza i problemi dei virus. Ovviamente scopriremo (noi geek) che i virus presi sono tutti frutto di una navigazione incauta fatta spesso di clic random su Facebook (uno dei principali recettori di virus nel 2015) e ad altri siti poco raccomandabili. Vedere il contatore salire a oltre 25000 virus (esperienza personale) non conta per l’utente frustrato: il PC ieri funzionava senza problemi, oggi no; basta che me lo fai tornare a come funzionava ieri e abbiamo risolto.
E mettere tutte le protezioni del caso servirà a ben poco: l’utente in questione sarà vostro cliente molto presto, è solo questione di “clic”.
Questa fonte di stress nasconde anche una categoria di utenti “oscuri”, quasi ossessivi: i paranoici. Ci sono alcuni utenti che hanno elevate conoscenze di informatica e svariate esperienze sul campo (spesso lavorano proprio con i PC), ma col tempo sviluppano un livello di paranoia sulla sicurezza da far paura: protezioni su protezioni, antivirus su antivirus, test su quello o quell’altro tool, EMET, Sandboxie, COMODO, pacchetto di sicurezza 16-in-1. Mostruosamente protetti, al punto che ogni clic del mouse compare una finestra d’allarme.
Sono rari e non vanno confusi con i tizi che su Facebook si vantano “non ho preso mai un virus, il mio Windows è sano dal 1349″: già il solo fatto che lo pubblicano identifica bene i soggetti come persone in cerca di attenzione, magari avranno anche formattato o ripristinato un gran numero di volte ma poco conta…nessuno era testimone, basta che mettersi in mostra. Da evitare accuratamente, il loro stress è a livelli di guardia.
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I cavi
Croce e delizia della tecnologia: un cavo è si via di comunicazione tra due dispositivi, ma spesso e volentieri è anche fonte di stress. Basta spostare un qualsiasi PC fisso dal proprio alloggiamento per vedere quel groviglio di cavi senza un ordine, tutti ben “orchestrarmente” intrecciati.
Sistemarli è spesso necessario, rivederli di nuovo disordinati dopo qualche mese è senza dubbio fonte di stress, specialmente per i maniaci dell’ordine. Presto ci sarà qualcosa che rimpiazzerà tutti i cavi, ma non è detto che il sostituto wireless sarà immune da stress (basta vedere lo stess quando il WiFi non prende bene o il router ha troppe interferenze!).
I telefoni a basso costo
Le cose da questo punto di vista migliorano (per fortuna), ma fino a qualche tempo fa venivano venduti smartphone con evidenti problemi di ottimizzazione e limitatezza dell’hardware che più di una volta ha alzato il livello di stress dello sfortunato possessore.
Android è il sistema operativo re degli smartphone low-cost, ma per essere sfruttato appieno necessita di un’ottimizzazione che molti produttori non eseguono, con il risultato di vedere tanti telefoni sotto i 200€ arrancare e di conseguenza far innervosire i possessori. Per fortuna ora ci sono anche smartphone low-cost degni di essere usati.
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Le bufale su Internet
Tantissime notizie bufale, con titolo sensazionalistico pur di attirare utenti su una notizia che non c’è: spesso compaiono sui social network, e sono effettivamente false.
Alla fine la diffusione di notizie false provoca un innalzamento del livello di stress: ogni notizia verrà trattata col beneficio del dubbio e anche le fonti più autorevoli verranno messe in discussione dalla diffusione di bufale: saremo così scocciati ad un certo punto da non stupirci più di nulla, perché tanto probabilmente non è vero.
E molti cercano proprio di fare soldi sfruttando questo stress della gente….
Ambiente arretrato tecnologicamente
Ultimo ma non meno stressante, anzi per alcuni è proprio la prima fonte di stress: vivere in un paese o in una città arretrata tecnologicamente, magari dove l’ADSL non supera i 2 Mega (nei giorni più fortunati).
Il più grande problema nell’essere dei geek in Italia sta nel fatto che intorno a noi non ci sono infrastrutture che ci rendano agevole seguire le nostre passioni tecnologiche; magari non siamo nemmeno geek, ma avere una linea non adeguata alle nostre necessità renderà la vita “più triste” a tutti.
In Italia non esistono connessioni WiFi libere e gratuite, quando ci sono sono intasate dai troppi utenti, le infrastrutture in fibra ottica non arrivano, essere costretti ad usare Internet Explorer 7 o 8 su Windows XP per visitare alcuni siti istituzionali, non avere una cultura della tecnologia adeguata…tanti problemi, tutti insieme.
Tutta questa negatività potrebbe avere però un risvolto positivo: con un po’ di elasticità mentale potremo sfruttare questa arretratezza tecnologica per “evitare” almeno alcuni dei problemi precedenti, visto che proprio per entrare su Facebook, connetterci ad Internet ed essere hi-tech comporta abitare in un ambiente fortemente connesso.
Ma andatelo a dire ai geek e ai fissati della tecnologia di lasciare il PC e uscire di casa in veste “analogica”, a vedere un film al cinema senza avere il proprio account Facebook dietro per commentare minuto per minuto il film, senza avere nulla di tecnologico addosso.
Molto probabilmente vedrete un uomo sofferente, “nudo” per molti aspetti: siamo troppo dipendenti dalla tecnologia per rinunciarvi.
L’articolo Cosa fa innervosire gli utenti in ambito tecnologico? [Editoriale] appare per la prima volta su Chimera Revo – News, guide e recensioni sul Mondo della tecnologia.
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