L’informatica pubblica è competenza dello Stato
By Marco Giannini Con una mossa a sorpresa il Parlamento italiano ha approvato all’unanimità l’emendamento alla riforma costituzionale promosso dall’onorevole Stefano Quintarelli che dà allo Stato competenza esclusiva nel coordinamento informatico dei dati, dei processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche.
L’informatica riesce per la prima volta a mettere d’accordo i Deputati italiani. Ieri sera è stato discusso in Aula l’emendamento costituzionale di modifica delle competenze informatiche promosso dagli on. Stefano Quintarelli e Paolo Coppola.
L’emendamento aveva ricevuto inizialmente parere negativo da parte del Governo, della Commissione e del relatore di minoranza. Per questo motivo l’on. Stefano Quintarelli aveva deciso di ritirarlo.
A seguito di questa decisione si è proceduto alla discussione. L’on. Antonio Palmieri ha annunciato all’Aula di far proprio l’emendamento e lo ha sostenuto a nome di tutto il gruppo parlamentare di FI, seguito poi dal sostegno di Rocco Buttiglione e poi a seguire rappresentanti da tutti i gruppi parlamentari.
Dopo tale presa di posizione il Ministro Maria Elena Boschi ha deciso di rivalutare la decisione del Governo appoggiando l’emendamento.
La votazione è dunque proseguita e ha visto passare l’emendamento a pieni voti.
Per i più curiosi trovate il video dei vari interventi a questo indirizzo (cliccate sulla scaletta di lato oppure andate al minuto 7:43).
Ma cosa cambia ora?
L’emendamento approvato va a modificare il comma R dell’articolo 117 della Costituzione che prevedeva all’inizio una competenza centrale dello Stato nel coordinamento informatico solamente dei dati.
Grazie al voto dell’Aula le competenze vengono ora ampliate dando competenza esclusiva allo Stato nel coordinamento informatico dei dati, dei processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche.
L’importanza di tale modifica è di facile intuizione: ora lo Stato avrà competenza esclusiva sulla scelta delle piattaforme informatiche da utilizzare mettendo finalmente ordine nella babele informatica che si era generata in Italia a seguito dell’adozione delle diverse piattaforme messe su dalle varie autonomie locali.
Questo consentirà di migliorare l’efficacia della pubblica amministrazione, ridurre gli sprechi, le duplicazioni e le inefficienze.
Perdono cioè di senso le varie società in house delle singole pubbliche amministrazioni: probabilmente si assisterà ad una loro riorganizzazione per specializzarsi in ambiti ristretti lasciando alla disciplina sul riuso e al monitoraggio dell’AGID la diffusione dei singoli applicativi su scala nazionale.
Maggiori info su
Il blog di Stefano Quintarelli
DDay.it – Rigurgito di buon senso digitale in Parlamento: l’emendamento Quintarelli passa all’unanimità
Agenda Digitale – Ecco che cosa cambia con la centralizzazione delle competenze IT della PA
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